PLAYADES "Nova Delfi"
(2025 )
Chi come lo scrivente ha passato la sesta decade della vita, non può non ricordare la serie televisiva in otto puntate sull’Odissea, con attori di primordine quali Bekim Fehmiu (Ulisse) e Irene Papas (Penelope). Lo sceneggiato andò in onda nel 1968, periodo in cui stavano sfumando gli echi dell’ottimismo sociale legato (anche) al boom economico iniziato nel precedente decennio per far posto alla contestazione giovanile e al noto movimento che ha preso il nome dall’anno di esordio.
Non vedevo l’ora di arrivare alla domenica sera per incollarmi davanti alla TV e immergermi nei racconti mitici del capolavoro di Omero, calati in atmosfere quasi oniriche dense di simboli e di significati nell’incantevole sfondo del Mar Egeo. Non ricordo gran che dei sottofondi musicali, se non la loro (opportuna) sobrietà, evidentemente assorbito dalle trame narrative e dalla potenza evocativa delle immagini e dai personaggi: da Polifemo alle Sirene, dalla Maga Circe a Nausicaa, alla ninfa Calipso, dalla tempesta di Eolo alla discesa agli inferi fino al ritorno a Itaca preceduto dal commovente incontro col cane Argo, il primo che riconobbe l’amato padrone prima di morire.
Come rimanere indifferenti di fronte a tale pregnanza simbolica? Mi verrebbe da fare degli impietosi confronti con l’attuale pochezza dei contenuti mediamente veicolati dai mezzi di comunicazione di massa, una pochezza indice della decadenza culturale e sociale che stiamo vivendo, ma soprassiedo per ovvi motivi di spazio e di compito.
Ebbene: se una della tante e inestimabili qualità della nostra più amata Mus(ic)a è quella di evocare emozioni, immagini, sensazioni, ricordi, il disco dei Playades (Fabio Esposito, lira greca, suoni; Francesco Sotgiu, bendir, suoni; Francesco Peloso, basso; Elisa Sala, marimba, percussioni, suoni; Davide Cristiani, moog, suoni; Stefano Cavanna, flauti; Katia Rindone, voci, cori; Aldo Brianzi, grancassa; Francesca Capuozzo, voce; Davide Folloni, voce; Sigrun Blaheim, voce), band nata dall’incontro di nove musicisti e amici riunitisi per registrare in presa diretta allo studio Ground Floor di Modena il 21 Gennaio 2023, è riuscito perfettamente nell’intento facendomi rivivere quelle indimenticabili serate televisive.
E questo non certo per caso, visto che la convergenza fra la strumentazione usata, la grafica cartonata a colori pastello dove spiccano matite e carboncino e il tema conduttore (l’Oracolo di Delphi e l’incontro con la Pizia) rimandano al fascino della mitologia greca e più in genere dell’antichità classica.
Il disco è strutturato in quattro tracce (''Teogonie'', ''Al Tempio'', ''La danza dell’oracolo'', e la suite finale di 13 minuti che dà il titolo al disco), melodie dolci in atmosfere sonore dense e rarefatte nel contempo, a tratti quasi ipnotiche (misteriche?) ove si inseriscono narrati e voci femminili e maschili in una adeguata ritmica acustica che ne affina e ne amplifica l’impatto.
Anche se non mancano inevitabili richiami (su tutti citerei gli Aktuala, come viene sottolineato nella presentazione del disco), questa nuova produzione targata Lizard Records, fra le meritorie etichette in prima linea (anche) per questi generi di frontiera, esprime una apprezzabile originalità contrassegnata da un ampio spazio dato all’improvvisazione.
Nello scorrere le tracce di ''Nova Delfi'' ci si trova proiettati in dimensioni lontane nel tempo (o fuori dal tempo?) che mettono fra parentesi la realtà esterna stimolando la funzione immaginifica, nutrimento della propria interiorità. Abbiamo dunque una ghiotta opportunità per goderci una salutare pausa dalla cacofonia di stimoli che caratterizza l’attuale società iperdigitalizzata, spesso invasa dai prodotti musicali (e non solo) usa e getta. Perché non coglierla? (MauroProg)