EHb "Fragments de sables émouvants"
(2025 )
Vuoi spaventarti? Hai bisogno di una sensazione forte? Fermati qui.
Il titolo di quest'album, tradotto, si chiama “Frammenti di sabbie mobili”, e l'aspetto di questi suoni è in effetti piuttosto ruvido. Uscito per Anthomologies Rec. e Musique Mocléculaire, “Fragments de sables émouvants” è un'oscura esperienza sonica firmata EHb, al secolo Emmanuel Hubaut. In tredici tracce, ti trasporta in paesaggi bui, carichi di suggestioni diverse ma sempre tetre.
La drone music si apre con “Abime d'artifices”, che è ancora un'innocua situazione noise ambientale, che fa capire che dovrai sederti e ascoltare con attenzione, ma non fa presagire cosa succederà realmente. Poi t'immergi davvero, con “Immersion karstique”, formata da segnali costanti come fossero un allarme, resi ancor più sinistri verso la seconda metà dal pianto di un neonato. Il pianto è posizionato tanto di lato, nella posizione dell'audio: per qualche istante sembra che sia nella stanza con te (solo stoppando la traccia mi sono accertato che era lì dentro). Efficace.
Con “Tumus et amanites” (gli amaniti sono quei famosi funghi rossi...) navighi tra tonfi oscuri e rumori lo-fi volutamente tagliati male (di netto), come quando una cuffia non funziona bene. Il disorientamento si acuisce quando vieni circondato da frasi pronunciate sottovoce, e quelle sono in hi-fi, ben definite e minacciose, così come la ragazza che ridacchia parlando verso la fine.
Altri rumori liquidi e suoni in reverse arrivano nel minuto e mezzo di “Ivresse en eaux céladon”, mentre la drone music in “Stalactites” viene realizzata con una chitarra elettrica, che verso la fine nasconde voci ansimanti, che non si capisce se stiano facendo all'ammore o se siano torturate. Propenderei per la prima ipotesi, perché più avanti in “Loy Psolune” una voce minacciosa e luciferina sospira accanto a rumori di scudisciate e sussulti femminili più espliciti.
Con i 37 secondi di “Celiquat” EHb ti concede un unico suono cristallino, quasi tranquillizzante, per poi farti addentrare in un'elettronica che indugia sui battimenti di un impulso synth, a rappresentare “Troglomites”, animaletti di mare con molte zampe. Una pioggia battente riempie la traccia “Doline d'Arques en-cils”, ma poi vieni tartassati dai 44 secondi di “Souleur de profundis”, un caos elettronico amorfo senza redenzione, mentre in “Exsurgences” ti ossessiona un loop noise che sembra una minaccia vagante, una presenza nell'aria.
“Amatombe” è un collage di frammenti vocali ed elettronici, incollati in modo disturbante e suggellati da un sassofono zorniano, per poi finire in un glaciale “Banquise”, un suono arioso in loop per 33 secondi, che soffia su ciò che ti resta. Dalle sabbie mobili al ghiaccio, se sei sensibile questo viaggio psicomusicale non ti lascia indifferente! (Gilberto Ongaro)