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PIERO CIAMPI  "Siamo in cattive acque (canzoni inedite)"
   (2025 )

Doveva essere difficile avere a che fare con questo artista livornese, almeno leggendo le testimonianze di chi lo conosceva. A differenza di molti personaggi di oggi, che indossano la solita maschera del tipo che ha vissuto una vita difficile, che viene dalla strada eccetera e tutti quei cliché, Piero Ciampi non era un personaggio: era una persona che ha REALMENTE riversato la sua concreta vita, senza filtri, nella poesia.

Non per niente, l'ex dirigente dell'RCA Ennio Melis lo sostenne economicamente, nonostante poi lui sparisse nel nulla con i soldi, perché diceva che la sua luce poteva ispirare anche gli altri artisti che aveva sotto contratto, perché capissero che una canzone non serve solo a far ballare e divertire, ma può anche “entrare in zone di comunicazione più alte”. Entriamoci.

Ciampi è l'artista incompreso per antonomasia, quello rivalutato tardi: è il nostro Nick Drake. Riuscì ad incidere quattro album a nome suo (il primo col nome d'arte Piero Litaliano); le sue poesie furono cantate anche da Gino Paoli e da Nada, ma lui fece fatica a raggiungere un vero successo personale. “Siamo in cattive acque (canzoni inedite)”, uscito per Squi[libri], è dunque una chicca di doppio album, frutto di un instancabile lavoro di ricerca lungo una vita, tra archivi e provini, meticolosamente raccolti, custoditi e analizzati da Enrico De Angelis.

Le tracce sono soprattutto demo, registrazioni in bassa qualità, perché erano materiale di prova o per sé, o per Nada. Chi lo conosce già riconoscerà certi titoli, come “Non c'è più l'America”, qui riproposta in più versioni. Lo stesso dicasi per “Miserere”. Accanto ai titoli c'è il numero #0, #1, #2... In questo modo si può apprezzare l'evoluzione dei testi: è una testimonianza del pensiero di Ciampi che prende gradualmente forma, tra errori, ripensamenti... e imprecazioni!

Si possono confrontare anche gli stili. “Livorno” all'inizio si chiamava “Triste triste”, che poi è parte di un verso, e aveva un arrangiamento col classico organo anni '60 e un po' di ritmo, mentre la versione ufficiale è stata molto rallentata, per estremizzare la drammaticità.

Veniamo a scoprire anche che “Un giorno o l'altro ti lascerò” in origine era molto più cruenta: “Un giorno o l'altro ti ucciderò”. Ecco le dolci parole: “Appena hai l'occasione, mi tratti come un miserabile. Ricambi il mio amore, con la ferocia di una tigre (…) Con questo amore non mi hai lasciato alternative, mi hai chiuso in faccia tutte le porte della vita. Ma poi, se ti penso insieme a un altro, il mondo intero mi crolla addosso. Ma un giorno o l'altro ti ucciderò, tu mi sorridi, eppure sai che io non scherzo”. Vedete, trapper che volete fare brutto? Si può fare brutto con stile!

Qui tutte le fragilità maschili vengono alla luce. Ma non sono una posa: è il coraggio di Piero Ciampi di esprimersi in tutta onestà, anche a costo di fare paura o ribrezzo. E riesce a farlo anche quando dev'essere onesto per conto terzi: un esempio eclatante è “Conphiteor”, e poi “Confiteor”. Quella col “ph” è la versione per sé, che inizia con gli altri che lo credono una buona persona, e quando la canzone si avvia, rivela: “Ma essi non sanno che uccido le formiche, e do pedate ai cani, che ho tante tentazioni, tante tante tante. Che un giorno in una rissa mi sono arreso a un nano, che sento il desiderio di avere tutto, tutto tutto. Che tengo nel mio pugno insetti dell'inferno, e sogni dolci ninfe in lunghi laghi bianchi”.

La versione con la “f” invece è un provino pensato per Nada. Cambia il testo, interpretando il lato oscuro della cantante: “Ma loro non sanno che ho tante tentazioni, che vivo soltanto d'illusioni. Ma loro non sanno che sogno un gelato e lunghi laghi bianchi. Ma loro non sanno che scappo da una chiesa, perché non credo in niente...”. Per un artista che Gino Paoli definiva “un egoista mostruoso”, Ciampi dimostra di saper leggere anche le anime altrui.

A proposito di questo, nel doppio disco ci sono brani mai sentiti. Uno mi ha colpito, anche questo pensato per Nada: “Sono seconda”. Credo che una cantante di oggi potrebbe recuperare queste parole e farne un nuovo inno girlpower: “Sono seconda, dopo di te. Secondo posto, molto sudato, per questo io tento di superarti. E se ho sbagliato, mai per peccato, fosse successo per vanità. Ma io ti amo senza rancore, sono seconda solo con te, solo per te. Caro amore, caro amore mio, io faccio dietrofront, perché ormai amore mio, io sono prima”. Ma la voce di Ciampi trascende il genere di appartenenza: la sua interpretazione teatrale è davvero difficile da eguagliare.

Altra perla, presentata qui in due versioni, è “Se... ma... no...”. Tornando alle penne contemporanee che si sentono tanto trasgressive, che provino a leggere come si piazza la parola “puttana” in una maniera così significativa e trascendentale: “Se... ma... no... Il Se è una puttana, il Ma un derelitto, il No è un guerriero. Se... non lo dire un'altra volta... i prati in fiore sono bianchi come nostra madre, sono rossi come il tuo cuore, e io che sono qui. Ma... come dici, che dietro le finestre c'è la pioggia? Che oltre l'orizzonte c'è un'altra terra, la tua alternativa al nostro amore. No! In questa specie di sorriso che tu mi proponi, ma quando tu dormi, io sono voltato dall'altra parte”. E dopo, i NO vengono urlati.

Non so dire se siano canzoni o pièce teatrali, ma siamo lontani dal teatro – canzone di Giorgio Gaber, che per quanto profondissimo, contiene sempre una riflessione sociologica sui massimi sistemi, sulla collettività. Qui invece Ciampi scava nella propria esistenza, disossa la propria carne, per restituircela ancora pulsante.

Ci sono anche momenti sardonicamente esilaranti, come “Hitler in galera”, dove Ciampi si immagina di aver sbattuto il dittatore tedesco in cella, in attesa della sua condanna all'impiccagione. Lo immagina supplicare di venire risparmiato: “Vi prego non fatemi del male, farò tutto quel che volete. Ho ammazzato sì 60 milioni di persone, ma sarò la bontà...”

Voglio soffermarmi infine sui due pezzi che chiudono il secondo album. “Hanno arrestato anche l'inverno” racconta di una bambina che chiede perché non cade più la neve, e la risposta del padre è che “hanno arrestato anche l'inverno”. Notate la presenza della congiunzione “anche”. Vuol dire che prima hanno arrestato anche qualcun altro e/o qualcos'altro. Le parole sono tutte calibrate per evocare anche il non detto: “Noi stiamo vivendo una vita feroce”.

Questa visione è quella di un'anima al contempo lucida e ingenua. Lucida perché sintetizza la violenza della realtà. Ingenua perché fa supporre che “una volta non eravamo così”. Il candore continua nella riflessione sul 25 dicembre: “Natale. Compleanno del Cristo, è un giorno ignorato dalla natura, per questo siamo nella vendetta”.

E infine “La storia del signor YX”, che compariva solo nella raccolta postuma del 1990 “L'album di Piero Ciampi”, con un arrangiamento di chitarra stoppata, che gli dava un tocco ironico, qui rivela il suo spirito più autentico, in questa versione di prova, con la chitarra sgangherata (oggi direbbero lo-fi), secondo me più coerente col senso del racconto, dove un marito si rivela dissociato dalla realtà. Torna a casa e rimprovera la moglie: “Laura, io proprio non capisco perché tu hai lasciato le luci accese. Laura, il fuoco sta bruciando tutta la nostra cena, che cosa mangeremo?”. Più avanti, un vicino gli fa notare che sua moglie... è morta. Ma lui lo ha capito o no? E lei com'è morta? “Laura non ce la faccio più, c'è troppa folla intorno a noi, perdonami se sono così pallido”.

Scelta molto efficace, quella di terminare il doppio album di inediti con questa, che mostra la capacità di farti immaginare una vicenda, e di creare un plot twist che lascia attoniti. Questa è letteratura. (Gilberto Ongaro)