HEAT FANDANGO "Onde"
(2024 )
Un amico lucano, ormai sei anni fa, mi aveva fatto notare che in Toscana, Umbria e Marche il rock non ha mai smesso di attecchire e rinnovarsi sempre, di generazione in generazione. Concentrandoci sull'ultima di queste regioni, posso dire che ha ancora ragione! Ad Ancona, l'etichetta Bloody Sound raccoglie numerosi artisti della scena alternativa marchigiana. Quest'anno qui a Music Map, ho avuto la fortuna di potermi godere “Sound Bloody Sound XX” (https://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=10770), compilation che festeggiava il ventennale della label, facendoci ascoltare gli artisti del suo... pollaio. Sì, lo so, il pollo è il “ROOSTER” e non il “ROSTER”, ma a me diverte immaginarlo così!
Tra questi Interpreti Vari, la traccia 11 spettava agli Heat Fandango, con “Giro di giostra”. E adesso finalmente possiamo ascoltarci il loro nuovo album, che per loro che hanno sempre scritto in inglese, ha la novità di essere tutto in italiano. “Onde” è una sberla di desert rock, con suoni della chitarra che spesso si inacidiscono, e in più momenti vengono riverberati.
Nel bene e nel male (anzi più nel male, nell'insofferenza), mi sembra che il tema portante del disco sia proprio la città di Ancona. Io ci ho fatto tappa per caso ad agosto 2018, perché ero stanco di stare nella SS16 da Bari, per tornare a Padova. Per chi non ci è mai stato: è davvero una città “piegata verso il mare”, come canta Tommaso Pela in “Randagio”. Ho visto tante strade in discesa, costruite sopra il promontorio: sembra che autobus e macchine debbano precipitare nell'Adriatico! Io da turista, chiaramente non so come ci si viva. Gli Heat Fandango cantano una forte voglia di scappare via. Non importa dove, l'importante è andarsene.
“Io sono figlio di questa città piegata verso il mare, in cerca di qualcosa, chissà, ma non vuole cambiare (…) spirito anarchico, quello di un gatto che (…) aspetta un raggio di sole, se mai verrà (…) Andare via non posso, resterò qui!”. Così si canta in “Randagio”. Il basso distorto traina la strofa di “Sirene”, che indirizza la fuga verso il mare: “Navigando a gonfie vele, verso terre senza nome. Come un naufrago a vagare (...)”. In “Stato di agitazione” si continua a fuggire verso Oriente: “Lo sguardo corre distante, da questo angolo di mondo qui, mi sembra tutto più grande (…) Perso sulla Via della Seta, distese infinite, ghiacciai dell'Est”.
Con un incipit da The Clash inizia “Vertigine”, dove la fuga va nei sogni: “nel labirinto di specchi mi sono perso (…) Un'esplosione, schegge di vetro creavano un vortice. E cominciavo a precipitare, andavo a fondo sempre più giù”. È chiaro che Pela non cerca più “la normalità”, come canta in “Danza con me”, dove scappa stavolta nei “viaggi cosmici” della musica stessa: “Tu equalizzami, frequenze nuove, sintetizzami”.
E se invece andassimo verso Nord? La canzone “Verso Nord” può rappresentare sia una direzione della fuga agognata, sia la fuga, quella reale, di altre persone da un destino più duro di quello in Centro Italia: “Fantasie clandestine perse in mezzo al deserto. Lasciapassare per il Nord. A mani alzate verso nord”. E tutte le mete di questa fuga non sono sicure, anzi. In “Fuoco sulla città” si ricorda, sempre con la stessa energia musicale, uno scenario pericoloso e più che mai attuale, ad esempio a Gaza: “Saranno questi razzi che piovono sopra le nostre teste (…) Forza tutti giù, forza tutti giù, spari nella notte, fuoco sulla città!”.
Non è un'invocazione a bombardare la povera Ancona, perché nello stesso pezzo gli Heat Fandango ammoniscono: “Sarà la fantasia a farci immaginare un'altra via. No, non sarà questa follia che ci porterà una risposta giusta, la risposta vera”. Gli Heat Fandango sono dunque pronti ad accendere (musicalmente!) i luoghi dove suonano, garantendo concerti carichi di adrenalina. Se volete andarli a vedere dalle loro parti in auto, mi raccomando: parcheggiate tirando il freno a mano! (Gilberto Ongaro)