recensioni dischi
   torna all'elenco


PREMIATA FORNERIA MARCONI  "Per un amico"
   (1970 )

C'è stato un momento in cui i musicisti italiani hanno cercato una strada "italiana" al rock, senza limitarsi a proporre pedissequamente i modelli anglosassoni. Fu un'operazione senza dubbio difficile e non sempre riuscita. Successe agli inizi degli anni '70, quando alla musica che arrivava da oltremanica alcuni tentarono di unire le nostre radici culturali e popolari. Da questo tipo di operazioni uscirono i primi splendidi album di Banco, Osanna e Premiata Forneria Marconi. Questo è il secondo disco della PFM e non è difficile rintracciare in questi spartiti ricchissimi di inventiva e creatività momenti assolutamente italiani. C'è la tarantella e il melodramma, in queste indimenticabili suites, il gusto per la melodia e tutto il nostro sole. Le costruzioni dei brani sono piuttosto complesse eppure, all'ascolto, la musica fluisce con grande naturalezza, facilità e, in alcuni casi, vera gioia. Inoltre, grande merito di questo disco è di rappresentare un'ulteriore maturazione musicale e artistica del gruppo rispetto al pur eccellente album d'esordio. E comune ai due lavori che sono da considerare nell'olimpo del progressive (e forse di tutta la storia del rock) italiano è l'assoluta mancanza di quell'ingenuità, di quella faciloneria che in ragazzi di vent'anni sarebbe anche scusabile. Ma la Pfm era formata da musicisti che avevano già alle spalle diversi anni di oscuro lavoro in sala, possedevano una grandissima tecnica strumentale e soprattutto erano veri musicisti (come il futuro avrebbe ampiamente dimostrato). In grado di non cadere nella facile convinzione (tanto comune all'epoca) che bastasse darci dentro con tastiere, violini e flauti, comporre pezzi lunghi 10 minuti e ficcare nei testi, mitologia, riferimenti letterari e magari la Bibbia per fare buon rock progressivo. Purtroppo, poi la stessa Premiata avrebbe perso questa magica capacità di sintetizzare ciò che di nuovo arrivava dall'estero e ciò che di antico si ritrovavano nella cultura musicale italiana. E insieme ad essa, col tempo, anche il pubblico entusiasta che all'inizio ne aveva fatto l'unico gruppo rock italiano in grado di entusiasmare inglesi e americani. (www.luciomazzi.com)