FACILE "Disco shuttle"
(2024 )
Nascono come gruppo in un garage nella bassa Brianza, non esattamente al centro della “vita” della metropoli, per tradurre in istinto musicale le esperienze di vita della loro periferia. Comandamento unico è disintossicarsi da una ballerina quanto disincantata immagine di quotidianità: la vita non può essere questa, deve esserci dell’altro.
È attraverso lunghe sessioni musicali, fatte di chitarre distorte ed accordi minori e dissonanti, ma pur sempre eleganti, in un alternative rock non distante dal mood internazionale (come l’ultimo pezzo, "Ironilla", il più pesante), che vengono scaricate le domande esistenziali, rilasciate le emozioni e caricate le endorfine per poi registrarle in studio.
''This hard love'' appare la più aperta e lirica delle quattro canzoni che compongono questo ''Disco Shuttle'', un Ep, come fosse la fase di immaginazione primordiale del viaggio attraverso questa navicella musicale. Ritornello molto arioso e melodico, con belle armonizzazioni vocali. Ma ''Love dies slowly''; quindi ecco il secondo brano, più dissonante ed esasperato, accompagnato da una voce più lacerata. Cura dei suoni, degli effetti ambiente e degli arrangiamenti di batteria, fanno capire che l’idea del suono che si vuol ottenere è parte integrante del messaggio del quartetto, così come si ha l’impressione che la lezione delle voci armonizzate, esaltate nel secolo scorso dai quattro di Liverpool, sia ormai imprescindibile per ottenere una musica di insieme efficace e comunicativa.
Il viaggio si va via via complicando man mano che ci si allontana dal punto di partenza, ed in ''Go Wild'', come nella già citata ''Ironilla'', si sperimentano le tracce più stoner dei quattro brianzoli, e specie nell’ultima si ha l’impressione di trovarsi in territori attigui al regno di Serj Tankian.
Darei un bell’otto se fossi un insegnante di musica ed i ragazzi i miei discenti. Ma non lo sono e quindi mi limito ad ammettere la mia ammirazione per l’eterea esternazione in vibrazioni trasmesse dai Facile, per quello che può contare. (Johan De Pergy)