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DANIELE MALVISI  "L'anemone"
   (2024 )

Ho ascoltato con attenzione questo "L'Anemone", disco coraggioso, che per la sua struttura si potrebbe definire un poema sinfonico, un percorso attraverso il rivelarsi dei suoi diciassette episodi in scaletta.

Daniele Malvisi, esperto ed affermato sassofonista jazz toscano, è l'autore delle parti musicali registrate nel 2003 dopo un intenso lavoro di stesura ed ispirate da un testo (del 1997) in forma di monologo teatrale di Giuliana Mesina.

L'intento, direi riuscito, è quello di veicolare all'ascoltatore un flusso di suggestioni e sensazioni operando una fusione fra la sfera musicale e quella del linguaggio, fra musica e teatro in senso lato.

Accanto a brani di matrice jazz, eseguiti da Malvisi insieme ai suoi fidi musicisti con cui da tempo si esibisce in quartetto, abbiamo anche la stesura di parti complesse ed armonicamente orchestrate per archi, in cui gli echi di Ravel e di Morricone non sono neanche così reconditi (emblematica l'ultima traccia "Afro Bolero").

Il compendio espressivo è completato dalla presenza dei vocalizzi della soprano Francesca Agosta e dalla voce recitante di Alessandra Aricò, sostenuta da commenti musicali in forma di arpeggi pianistici, effetti percussivi e rumoristica d'ambiente.

Il titolo che richiama l'Anemone, fiore marino, svela una metafora che implica una riflessione riguardo a come l'amore, inteso in senso vasto, sia in grado di generare una trasformazione, un cambiamento, ovvero una metamorfosi in ognuno di noi, una volta che lo si incontra veramente nella propria vita.

Le suggestioni che arrivano all'ascoltatore sono di ampio spettro narrativo, cosicché ne risulta attivata l'immaginazione personale. Fra le tracce più rappresentative cito l'iniziale "Coralli", che dopo un intro pianistico sviluppa la sonorità versatile del sax, la Morriconiana "Consuetudini", con il suadente canto di soprano e quel divertito bimbo neonato sul finale. Sul fronte del recitato ho trovato molto determinante l'ottavo episodio in scaletta "Dopo la scuola".

Complessivamente si tratta di un notevole lavoro, che costituisce una forma non consueta nella modalità espressiva, ciò determina una attenzione nell'ascolto che probabilmente pochi hanno, diversa tuttavia la eventuale resa dal vivo sul palco, con una mirata successione dei momenti. Voto 7. (Roberto Celi)