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SCHEPPE SIWEN  "Richtung fräiheet"
   (2024 )

Vi prego, cercate ora di immaginare uno stato d’animo a metà strada tra euforia e malinconia, qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto, o viceversa. O anche: una dolce sensazione a cavallo tra nostalgia di ieri e promesse di giorni a venire, ma con rilassata pacatezza e con un bicchiere in mano.

Facile perdersi, a cuor leggero e con pensieri morbidi, nel folk brillante e movimentato degli Schëppe Siwen, delizioso collettivo lussemburghese nato tre lustri orsono ed oggi ancora ben saldo sui palchi di mezzo mondo con una formazione di dieci elementi, organico strabordante come la loro scintillante, chiassosa, esaltante proposta musicale.

Esuberante e vivace, spinto da una verve inesauribile che richiama con forza i mai-abbastanza-lodati Cowboys Fringants, “Richtung Fräiheet”, su etichetta OOB Records, offre i suoi racconti a viso aperto, mettendo in campo speranza e libertà, amicizia e fratellanza, buoni sentimenti che sembrano quasi anacronistici in tempi bui e pesanti, pillole di ottimismo che rischiarano l’orizzonte con l’aria di chi ci crede davvero, perché il folk è una faccenda seria, mascherata da scherzo che scherzo non è: con la frenetica, sincera semplicità che reca in dote, scava nell’anima e fa gridare in coro, perché dall’anima muove e lì ritorna.

Quasi interamente cantato in lussemburghese, con le sole eccezioni del baldanzoso strumentale “Sprangspressessioun”, del toccante inno al sogno di “Au Moment D’Un Rêve” e della conclusiva “The World In Flames”, che riprende in inglese la celebrazione dell’eroismo romantico di “D’Welt Brennt”, l’album procede spedito in una festante sarabanda di ritmi incalzanti e suoni saturi, arricchiti da un prodigioso amalgama di trombe, violino, flauto e fisarmonica, ganci allettanti e ritornelloni micidiali, in una profusione di accordi minori perfetti per assecondarne gli umori.

In un calderone di ricordi, aspettative, emozioni e desideri, aperto dalla sentita dedica al proprio pubblico di “Op Iech”, ribolle uno spaccato della vita di tutti, dai fremiti gioiosi di “Jonk a fräi” all’amarezza a passo di carica di “Ënner Deck”, dal clima festoso di “Danzen” alla rinascita spirituale a tempo di reggae di “De Perfekten Dag”, dall’amore perduto della desolata “E Leschte Bléck” all’innodico invito al vivere dell’esplosiva “Hieft är Glieser”.

Alla fine, “Richtung Fräiheet” è tutto qui: undici canzoni schiette e arrembanti, trentadue minuti focosi e sfavillanti, senza requie né ripensamenti, mai titubanti o attendisti, sempre lanciati a mille all’ora, con un sorriso. Magari un sorriso che sa di nostalgia canaglia e di belle cose andate, ma con lo sguardo dritto in avanti, spontaneo e fiducioso. (Manuel Maverna)

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