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FIDANZA JAZZ COMBO  "No jazz - Omaggio a Natalino Otto"
   (2024 )

L'EIAR era la società che dal 1927 al 1944 controllava le trasmissioni radiofoniche in Italia. Fu la voce del Fascismo, e storici sono i suoi buffi tentativi di censura musicale. Se non ricordo male, avevo letto che censuravano anche “Maramao perché sei morto”, perché poteva alludere a Mussolini. Meno ridere fa la motivazione per non diffondere il jazz, considerato la musica degenere dei [N word]. Sì, evito di scriverla, anche se molti italiani non hanno ancora capito perché la N word sia così problematica. Del resto, non hanno ancora capito perché sia problematica la T word...

Tornando al punto: negli anni '30, quando l'EIAR non si era ancora impuntato col massimo della ferocia, il jazz era riuscito a penetrare nell'italico suolo, corrompendo i giovani balilla che si distraevano dai loro doveri con danze sfrenate (rileggetelo con la voce di Guido Notari). Uno dei responsabili di questa indecorosa contaminazione, è stato Natalino Otto. Il musicista, lavorando a bordo del transatlantico Conte di Savoia, si è fatto una cultura nella rotta Genova – New York, scoprendo questi nuovi ritmi sincopati e questi testi birichini e maliziosi, e dal '37 in poi iniziò la sua carriera nel nascente jazz tricolore.

Il Fidanza Jazz Combo ripercorre la sua discografia, che conta ben duemila incisioni, scegliendo quindici pezzi e facendoli rivivere, con la voce e la chitarra di Fabio Fidanza, e la batteria di Dario Di Giammartino. Nel disco sentite anche delle trombe... ma è sempre la voce di Fidanza! Imitazione perfetta. L'interpretazione vocale di Fidanza porta con sé il carisma da cantante swing, con le erre arrotate di “Che ritmo, senti che ritmo” e l'enfasi teatrale ma leggera (non gigioneggia mai, ma bighellona volentieri). Michael Bublé sarebbe contento!

“Benvenuto Mister Swing” è il manifesto poetico di Otto, che sembra proprio descrivere il panico morale dell'epoca, che come sempre accompagna le innovazioni musicali, jazz compreso: “M'han detto che laggiù / Frank Sinatra l'han fischiato / che Bing Crosby diverrà / Presidente del Senato (…) Nelle prossime elezioni / voteremo tutti quanti per lo swing!”.

Queste quindici canzoni testimoniano che Natalino Otto in qualche modo lo abbiamo già sentito tutti, pur non conoscendo il suo nome. Ad esempio, i gen Y come me si ricordano degli Articolo 31 cantare “La fidanzata”. Beh, era di Natalino, quella voce antica che nel loop cantava: “Oh mamma mi ci vuol la fidanzata”. Oppure, le nonne vi avranno appoggiato sulle gambe facendovi saltellare, cantando “Op op trotta cavallino”. Anche quella, scritta da Kramer e Frati, è stata portata al successo da lui. E io che credevo fosse una filastrocca popolare!

Oppure avrete visto negli anni '90 le showgirl della Mediaset fare uno dei loro balletti ammiccanti, sulla musica di “Ho un sassolino nella scarpa”. Forse no, ma io sì (la Mediaset mi ha rovinato come ha rovinato Yotobi), così da piccolo credevo fosse una canzone scritta per quel varietà! Invece anche questa, scritta nel 1943 da Marcello Valci, è stata interpretata da Otto. Insomma, questo grande interprete ha plasmato, assieme ad altri come il Quartetto Cetra, un certo periodo storico musicale, che è rimasto nella nostra eredità. Non a caso ho nominato il leggendario Quartetto, perché nella tracklist di Fidanza Jazz Combo compare anche “Ba ba baciami piccina”.

“Signorina se permette l'accompagno” potrebbe essere un manuale per gli uomini, per non essere molesti negli approcci con le donne. Chissà che effetto fa oggi! “Perdoni signor Bach” fa scoprire che Otto già scherzava coi classici, prima ancora che Chuck Berry chiedesse scusa pubblicamente a Ludwig, prima di eseguire “Roll over Beethoven”. Quindi, se volete riscoprire questo autore che in realtà già conoscete anche se non lo sapete, potete ascoltare “No jazz – Omaggio a Natalino Otto”, uscito per Ars Spoletium! (Gilberto Ongaro)