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HALSEY  "The great impersonator"
   (2024 )

La cantautrice americana Halsey, nome d’arte di Ashley Nicolette Frangipane, ha pubblicato il 25 ottobre un nuovo album di 18 tracce intitolato “The Great Impersonator” ("La grande imitatrice"), un titolo che sottolinea la sua straordinaria abilità nel trasformare il proprio stile musicale, incarnando identità artistiche diverse e mescolando generi con grande padronanza.

La carriera di Halsey è un percorso di continua reinvenzione, che l'ha vista passare dal punk rock all’indie, dal dark pop fino all’alternative rock e all’hip-hop. La stessa artista ha raccontato come fin da bambina sia stata influenzata da un ampio spettro di generi musicali, un aspetto che le ha permesso di spaziare liberamente nella sua produzione.

Questa capacità di adattarsi e reinventarsi la definisce come un vero camaleonte del pop (la sua musa ispiratrice per eccellenza pare sia Taylor Swift), capace di trasformare non solo il proprio sound, ma anche l'estetica visiva, rendendo ogni nuova fase della sua carriera un'esperienza autentica e coinvolgente per il pubblico.

Ogni traccia di “The Great Impersonator” è un viaggio musicale in sé, con un'identità distinta: in “Ego” sembra di ascoltare la Avril Lavigne degli anni 2000, mentre “Dog Years” evoca le sonorità dei Nirvana. In “Lonely is the Muse” l'artista ricrea l’atmosfera dei Paramore di “Decode”, famoso brano della colonna sonora di “Twilight”. La traccia finale, “The Great Impersonator”, con il verso "Prometto che sto bene, ma poi riprogetto e mi metto insieme come un piccolo Frankenstein", riesce ad evocare sfumature che ricordano vagamente l’intensità artistica di Björk.

Halsey utilizza la musica per esplorare le sfaccettature dell'individualità, mostrando come ogni "imitazione" o stile adottato non sia una semplice performance, ma una parte di sé che cerca espressione. Volendo interpretare con una luce positiva, l’album “The Great Impersonator” può essere definito come uno studio profondo e un’esplorazione dell’identità umana.

Ogni traccia funge da “maschera” o da espressione di una diversa sfaccettatura della personalità, dando vita a una serie di camuffamenti emotivi e musicali che, anziché celare, svelano strati di vulnerabilità, auto-accettazione e desiderio di appartenenza. Tuttavia, il rovescio della medaglia può portare a un senso di smarrimento per l’ascoltatore, che nella ricerca di una coerenza identitaria rischia di perdersi nella continua mutevolezza del progetto. (Tatiana Lucarini)