recensioni dischi
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SCHNIEKE  "Hediye"
   (2024 )

In Germania vivono 3 milioni e mezzo di turchi, la cosa è risaputa, dal 1961 in avanti la politica ha favorito questo incontro tra anatolici e tedeschi. Dunque non sorprende, il poter ascoltare musica squisitamente turca aus Deutschland. Dietro il nome d'arte Schnieke, che in tedesco significa chic, elegante, si cela Özgür Akgül, artista che recupera alcune musiche tradizionali della penisola ottomana, ma soprattutto scrive musica propria, dove il suo violino incontra l'elettronica.

“Tanz mir den Untergang” ha un beat andante che trascina con sé il violino, su scale arabe (non saprei ben precisare quale scala e quale modo, ma potete intuire la presenza di certi semitoni). “Schnieke Oro” attinge dalla musica balcanica, con una electro dance più allegra. “Aman Doktor!” è l'elaborazione di un brano tradizionale di Istanbul, dove la melodia del violino suona sopra a un fondale sonoro minaccioso. “Pasali” era stata scritta per un film, e assieme all'elettronica incrocia percussioni acustiche, nonché ospita la tromba.

“Kadioğlu” è uno zeybek, danza che proviene dalla Regione dell'Egeo, quella più occidentale della Turchia, che si affaccia sull'omonimo mare. “Hediye” è una melodia dedicata alla nonna Hadiye, a cui Schnieke è molto legato. “Stampol” si arricchisce di un intero ensemble orchestrale, che a noi italiani può ricordare lontanamente le orchestrazioni che Giusto Pio scriveva per Franco Battiato. Ma il sound drammatico è colorato da arpeggi sintetici. L'elettronica continua spedita ad accompagnare il violino in “Gayda”, dove accenna qua e là a passaggi in quarti di tono. Infine “Bur” è più meditativa, il violino tocca momenti fortemente espressivi, forse i più intensi dell'album.

Grazie a “Hediye” potete scoprire quanto possono essere variegate le strade percorse da Schnieke, affrontate con dolcezza e creatività, con protagonista il suo violino, attraverso il quale esprime una precisa personalità artistica. (Gilberto Ongaro)