PAOLO RIG8 "Compost"
(2024 )
Anche senza possedere il pollice verde per la coltura, sappiamo che il Compost è un fertilizzante organico ottenuto dal trattamento dei rifiuti raccolti separatamente, sviluppando così un ricco contenuto di humus ottenuto grazie ad un lento processo di decomposizione.
Applicato al decadimento della vicenda umana, questo aspetto viene evidenziato, tra il serio ed il faceto, nella filosofia scritturale di Paolo Rig8 (Rigotto) tramite il settimo album in studio chiamato, appunto , “Compost”: disco elaborato sin dai tempi pandemici, il cui sviluppo compositivo è stato (come potete facilmente immaginare) lento ma ragionato, con una cura chirurgica dei particolari.
Poiché Rig8 non lascia nulla al caso, e fa sentire la sua voce solo quando ne avverte la piena necessità, infischiandosene di mode e convenzioni contrattuali e proponendo, inoltre, un’interessante gamma stilistica che assicura la noia in esilio.
Infatti, si passa dall’irriverente blues di “Solo se mi va” alla saltellante “Spacca tutto” in aere circense: il tutto convogliato sempre su “Binari” eclettici, disarmanti e, quando sembra di udire degli episodi più tradizionali come “Respiro” o “Momento onirico”, si realizza invece che son guarniti (comunque) con stranezze identitarie che lasciano il segno.
Invece, il pèrlage sonoro della titletrack ferve di bollicine gustose con tratte indie-prog. Consiglio: non ignorate quest’album, siete “Ancora in tempo” per approcciare qualcosa di stravagante, fuori moda, scevro da paraculi ammiccamenti, così avvincente nelle scelte risolutive e convincente nelle liriche, con il Nostro che se la canta e se la suona con spensieratezza e lecito menefreghismo. A casa mia si chiama personalità e Paolo ne ha da vendere a bizzeffe. Occhio! Puntate i radar… (Max Casali)