recensioni dischi
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ALBERTO BAZZOLI  "Missori"
   (2024 )

Milano, 1982. Passeggi con un gelato tra i palazzi razionalisti di Piazza Missori. Una finestra si apre ed esce della musica. Con un viaggio dal futuro, potrebbe essere quella di Alberto Bazzoli, dal suo nuovo lavoro “Missori”, prodotto per Jolly Mare. Bazzoli è andato a recuperare le sonorità che caratterizzavano gli anni Settanta, e il disco è uscito in vinile, con 4 brani per lato.

Tutto strumentale, l'album ci porta nell'interpretazione di Bazzoli delle atmosfere meneghine, tra tanti accordi di settima maggiore (quelli più nostalgici) e però anche diverse progressioni armoniche, non necessariamente complicate, ma certamente un po' ricercate. Mi colpisce subito il basso di “Cordiale”, con un suono che risuonerebbe bene nelle casse di legno dell'impianto stereo di mio papà (un apparecchio del 1980). Significativo anche il suono usato per la melodia di “Patrizia”: è un piano di tastiera, brillante, e l'andamento della canzone fa pensare alla sigla di un vecchio telefilm (starring: Anne Baxter...)

Ed ecco “Io e te finalmente insieme”, che è sì vintage, ma con il recupero in questi ultimi dieci anni di certi suoni ed intenzioni da parte di Calcutta e Iosonouncane, ora potrebbe essere percepito come un lentone itpop del tutto attuale. Con quella melodia suonata da un sottile suono di synth, sembra quasi di vederlo per sinestesia, il grigiore milanese. Ma poi, come in ogni commedia sulla frenesia della metropoli, ecco la rapida corsa elettronica “Tran Tran”, su un beat elettronico à la Wendy Carlos. Mi fa immaginare Renato Pozzetto che si affanna per non perdere la metropolitana. Stavolta il suono che traina il pezzo è un wah wah di chitarra. Il tema inizialmente cita la celebre “Serenade no. 13 KV525” di Mozart, per poi prendere una sua strada comica.

Arpeggi di marimba creano un minimo di tensione in “Fuori orario”, aprendo il lato B del disco. Poi parte la band, che davvero per le scelte di produzione, sembra di sentirla da una radiolina, con l'assolo di chitarra dal suono di Ricky Portera degli Stadio. Poi è il momento di un brano dalla connotazione più romantica, “Rubacuori”, con un'altra melodia ariosa che vaga di qua e di là, grazie alle continue modulazioni armoniche.

Un'atmosfera di synth pad bagna tutto il pezzo “Balcone con vista”, tra il suono di piano che riecheggia, il basso “ciccione” come in “Cordiale”, e lo scandire di un palm muting di chitarra elettrica. Ed infine “Here comes the flood” – ops –“Refrain”, con quel suono di pianoforte da tastiera riverberato, che potrebbe essere stato usato dai Supertramp come da Lucio Dalla nei suoi pezzi più sbarazzini. Ma quando la melodia parte forte, ecco il morriconiano clavicembalo, quello che ha caratterizzato tante colonne sonore degli anni '70 e '80.

Una gentile malinconia si deposita nel cuore, con questi suoni che fanno venire nostalgia di un'epoca mai vissuta, forse anche da chi l'ha vissuta, che se la ricordava diversa. Adesso però basta scrivere, devo prepararmi il pranzo nel mio lussuoso monolocale: tavolo ribaltabile, taac, sedia rotante, taac, posto per commensali che non ci sono, taac, tovaglia metro, taac, piatto Fabriano, tovagliolo extra strong, bicchiere di plastica, taac... (Gilberto Ongaro)