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KAI FAGASCHINSKI & YAN JUN  "Graveyard processions"
   (2024 )

Non fatevi ingannare dalla copertina: questo non è un disco black metal. Sì, si chiama “Graveyard Processions”, processioni del cimitero, è questo è abbastanza metal. E i due artisti che formano il duo sono amanti dell'heavy metal. Ma qui fanno un'altra cosa. A detta loro, hanno voluto vedere “come essere stupidi e continuare a viaggiare nel regno della stupidità”, per vedere cosa ne usciva.

Di base, Kai Fagaschinski è un clarinettista tedesco, e Yan Jun un esploratore cinese di suoni del corpo, field recorder e di musica elettronica. I due si sono incontrati in Cina e hanno trovato affinità elettive, ascoltando dischi insieme e passeggiando tra i cimiteri. Hanno sentito in lontananza, tra le tombe, residui sonori di vitalità, e hanno provato a fare un'improvvisazione totale basandosi su queste sensazioni.

Uscito come parte della serie Ni Vu Ni Connu's, “Graveyard Processions” è composto da quattro tracce. La prima dura 15 minuti, e ci porta in una lunga contemplazione della voce di Jun, dalle note gravissime e cavernose, prolungate, accompagnate dal clarinetto che esegue note spesso e volentieri elaborate elettronicamente. Tra gli strumenti però, compare anche... un ombrello! Ed è inutile indugiare a descrivere: il risultato è talmente surreale, che non si capisce cosa stia capitando!

La seconda traccia è corta, un minuto e quarantadue dal titolo lungo: “The last meeting of the Ogs caught on camera”, ed è un insieme di voci biascicanti, masticanti e balbettanti. Poi... si alza il vento, coi quattro minuti e mezzo di “Beneath the winds from beyond”. Ma anche tra il vento, compaiono strani esseri che emettono strani versi. Ricordiamo che il clarinetto è uno strumento a fiato, e tra field recording e soffi nel tubo, il duo ha ampie possibilità di creare l'illusione acustica di un grande vortice. Teniamoci il mistero di come abbiano fatto!

Infine, ecco 13 minuti con l'ultimo gioco: “The festival”. Voce e clarinetto si inseguono, la prima usando spesso e volentieri gli armonici, il secondo modificando il timbro dello strumento in maniera pesante. Seconda fase del brano è fatta da... porte e uccellini, cioè cigolii e cinguettii! Verso la fine, tramite oggetti percossi si accenna a un minimo di danza, ma il tutto finisce col macabro ronzio di una mosca. Macabro non tanto di per sé, ma se lo colleghiamo al concept dei cimiteri, allora è chiaro che questo “cazzeggio” racchiude un significato ben più profondo.

Giochiamo finché possiamo, apprezziamo quello che riusciamo a vedere, sentire, annusare, assaporare e toccare. Il silenzio è bello anche perché dialoga con i suoni e i rumori. Contempliamolo il silenzio, ma non lasciamolo solo! (Gilberto Ongaro)