recensioni dischi
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FRISE LUMIERE  "Ambo"
   (2024 )

Il basso. Solo il basso. Questo disco è fatto solo con il basso. Frise Lumière, nome d'arte del compositore francese Ludovic Gerst, qui ha esplorato le potenzialità di uno strumento da non sottovalutare. Perché, come aveva scritto il padre di un mio amico, su un foglio appiccicato all'armadio: “Il basso è l'abbraccio tra ritmo e melodia”.

Difatti Frise Lumière ha anche collaborato con ballerini e designer di moda, prima di fare un lavoro solista. E così, ora possiamo ascoltare il frutto dei suoi esperimenti in “Ambo”, album uscito per Tapenade Records. Certo, il basso è preparato, e viene suonato in modi convenzionali e non: percosso con manici di scopa, bacchette e mazzuole. E questo aumenta le possibilità espressive.

Un brano come “Laissez moi encore danser” è ipnotico, con la sua creazione di una ritmica fatta tramite suoni percossi, armonici e che nella sua durata di oltre 7 minuti fa dimenticare di stare ascoltando un basso. A volte sembra proprio uno strumento da gamelan, o comunque qualche curiosa percussione orientale con le corde, come si sente in “Passo de Dança”, o nella sensazione di “ringhiera che risuona” in “Jeziorko”. Addirittura, sembra quasi di sentire un soffio di didjeridoo in “Le cri du vent”, tanto è arioso il suono. Eppure no, è sempre il basso!

Grazie alla tessitura di “Vibração corporal”, sembra quasi di ascoltare un simil flamenco. Altri brani come lo spigoloso “Suor luminoso” e il morbido “Rivière” lasciano più riconoscibile la natura del suono delle quattro corde (sempre che non siano cinque o più), ma questo non diminuisce il fascino del risultato ottenuto da Frise Lumière... A me però resta la curiosità di capire come si sia svolta la collaborazione con il designer di moda! (Gilberto Ongaro)