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ANTONIO LOMBARDI  "Canzone della Contea di Levante"
   (2024 )

Ameglia è un comune di 4.281 anime liguri, in provincia di La Spezia, vicinissimo alla Toscana. Tra queste anime c'è quella di Antonio Lombardi, cantautore vecchia scuola, di quella con le parole in primo piano, sorrette da una chitarra acustica.

Manco a farlo apposta, mi trovo ad ascoltare oggi 28 ottobre 2024 il suo nuovo album “Canzone della Contea di Levante”, durante le elezioni regionali in Liguria. Lungi dal voler sporcare questo disco con la politica, coi suoi giochetti di favori e interessi, questa nuova uscita discografica arriva dopo ben dodici anni dalla precedente. Lombardi non ha fretta: incide quando sente che ha qualcosa da dire, non è costretto da ritmi industriali a sfornare una canzonetta ogni sei mesi.

Così, grazie anche ad un crowdfunding, vedono la luce queste dieci canzoni che parlano di persone vere, vite incontrate dall'autore e messe su carta e voce. Sì, se non siete abituati (o se al contrario, siete saturi di propagande politiche di ogni fazione), potreste un po' alzare il sopracciglio, a sentir parlare di “terra” e di “gente semplice”, la retorica di Renato Pozzetto e delle belle cose di una volta. Ma se prendete lo spolverino e togliete quello strato superficiale di banalità politichesi, vi accorgete che le parole recuperano il loro significato, riscattandosi dal loro svuotamento, causato dalle pubblicità di prodotti biologici.

La realtà resta quella, c'è poco da fare: una contrapposizione tra grandi metropoli, capoluoghi con le loro periferie, e il resto della provincia e delle campagne. E se il mainstream pop attuale ha rinunciato a raccontare personaggi ben definiti, limitandosi a esporre sentimenti astratti che valgono per tutti (e quindi per nessuno), Antonio Lombardi dà forma a “personaggi” realistici, che a un certo punto sembra di vedere davvero.

“Il cuoco di bordo” racconta un'esistenza in nave, sempre lontano da casa, tra “il Golfo del Leone” e il “mare del Giappone”. Poi c'è “Il messo comunale innamorato”, tenera storia d'amore tra due orfani che si incontrano di fronte a un lavatoio. C'è “Il figlio di Maddalena”, dedica di un figlio da parte di un padre che si vede invecchiare, che potrebbe essere legata alla penultima canzone, “Il testamento”: “Io vorrei lasciarvi un sole, un infinito di poche cose. Io saprei ma non so niente, la vigna è nuda, il vino mente. Qualcosa in me, qualcosa in me in quest'imbrunire va sempre a finire che guardo il tramonto e ci penso al mio testamento”.

Altri personaggi compaiono: “Il contadino del mare” che parla ai gabbiani, “Il prete di collina” che portava i bambini su un “pulmino scalcagnato con le bici” e che sembrava un “gatto comunista da campagna”, “Il Cristo sul trattore” così innamorato della terra da desiderare di mangiarla, e da sognarla pure di notte, fino ad arrivare a sé stesso, “Il cantore soggettivo”, dove Lombardi si dà dei consigli vitali: “Non scordarsi di baciare, di risate sbellicarsi, e mai fermare quando arriva puntualmente di nascosto qualche pianto, ogni tanto”.

Accanto alla chitarra acustica troviamo spesso la fisarmonica, e delle percussioni dal sapore folk, e più o meno lo stile è uniforme in tutto l'album, con l'eccezione di un ritmo reggae per “Il prete di collina”, ma soprattutto de “Il pozzo dello spiazzone”, che sembra essere la canzone centrale, dove si raccolgono le anime cantate. Qui la musica è arricchita da una voce afro, e la struttura armonica prende molto dal blues. Questo pozzo ne ha viste di tutti i colori: “Nella pancia di quel pozzo ci è calato anche mio padre, per non esser fucilato (…) Ora il pozzo mi sorride, sembra sabbia il mio soffrire, chiudo gli occhi e la sua essenza mi profuma come il vino (…) Ora il pozzo si innamora, di clienti si colora, ora il tempo sembra un treno, un cavallo imbizzarrito senza freno”.

Il resto è un insieme di suggestioni sensoriali, tra “uova fresche”, “fiori di zucca, melanzane zucchine”, che comunicano davvero la bellezza della semplicità, senza retoriche e filosofie spicciole, solo raccontando un “paesaggio immacolato di collina”. Quelli di Lombardi sono due occhi incantati che ci restituiscono la meraviglia provata, nel raccontare delle esistenze geolocalizzate, tra il Levante Ligure e le Alpi Apuane toscane. Un “angolo di mondo” che, se volete, potete anche trovare esteso in un romanzo, scritto sempre da lui e uscito assieme al disco, entrambi per l'etichetta Squilibri. (Gilberto Ongaro)