recensioni dischi
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GIORGIA D'ARTIZIO  "Nomea"
   (2024 )

E’ uscito per l’etichetta Lilith Label “Nomea”, il terzo lavoro in studio di Giorgia D’Artizio, una suite musicale scritta a più mani che narra il disagio del vivere in un pianeta ancora troppo lontano dalla nostra comprensione.

Nel disco c’è un'orchestra insolita di nove elementi che mette in musica folklore, fiabesco, testi e melodie. Il “Collettivo” Nomea del disco è formato da Giorgia D’Artizio (testi, melodie e voce), Caterina De Biaggio, Daisy De Benedetti e Laura Giavon (voci), Max Ravanello (tube e trombone), Freddy Frenzy (chitarra), Marco D’Orlando (batteria e percussioni), Mirko Cisillino (tromba, trombone e fisarmonica), Clarissa Durizzotto (clarinetto e sax contralto). Completano l’album gli arrangiamenti musicali di Max Ravanello e gli arrangiamenti dei cori di Laura Giavon.

Giorgia D’Artizio, poliedrica artista proveniente dalla Liguria, vuole portare l’ascoltatore in un mondo dove jazz, world music e folk si intrecciano per dare alla luce un album ricco di sfumature dove questo collettivo riesce a creare qualcosa d’altri tempi, una sorta di libro musicale aperto che racconta e si confronta. Giorgia è una cantastorie sperimentale che porta tutto in questo concept album ricco di suoni e di strade affollate.

Particolare molto curioso che si trova in questo disco sono “Le Strambe”, per l’esattezza ben quattro, ciascuna che si porta dietro un suo significato. Le Strambe sono improvvisazioni create per collegare le canzoni in un'atmosfera di rumori, versi, suoni disordinati e stridenti. Come ha voluto spiegare l’artista, questa idea è nata per conferire a ogni “stramba” uno stato d'animo e un tempo; ci sono risate, sospiri, urla, pianti e le voci che rappresentano paura, allegria, rabbia, tristezza. Il tutto reso necessario per “portare chi ascolta esattamente lì con noi a soffrire insieme”.

“Nomea”, il brano che dà il titolo all’album, arriva solo alla penultima traccia. Appare morbido e sinuoso, con un vago sapore tropicale che segue le proprie linee accettando che i fiati prendano il sopravvento ma mantenendo una propria integrità armonica lungo tutta la strada. “Terra Madre intro”, che apre il disco, ha un passo ragionato dal sapore world music, poi con l’ingresso dei fiati si fanno evidenti gli influssi jazz. “Terra madre outro”, collegata idealmente alla traccia d’apertura, è un ballo guidato dalla fisarmonica che conclude idealmente il viaggio.

Nel complesso ne è uscito un lavoro molto delicato e allo stesso tempo vivace, con un’eccellente gestione di voci e cori e con una cura del suono. ''Nomea'' all’ascolto è sicuramente un album ricco di fantasia e creatività, un disco molto partecipato. (Pierantonio Ghiglione)