recensioni dischi
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KASABIAN  "Happenings"
   (2024 )

Per la serie conferme al di là dei pregiudizi scontati, e delle classificazioni di maniera che lasciano sempre il tempo che trovano e un po ' di amaro in bocca, ecco una ricetta sbarazzina e coinvolgente quanto basta, che invita ad alzare il volume a livelli da protesta condominiale e a non stare mai fermi, per un ascolto che a lungo andare può essere ipnotico e dare dipendenza.

A vent'anni dall'uscita del loro primo disco tornano con la consueta baldanza (anche se sono nell'orizzonte dei cinquantanni, il tempo passa per tutti) i Kasabian con il loro nuovo album ''Happenings'', a lungo annunciato e atteso da frotte di fan.

Un disco che per la sua natura è da non ascoltare in solitaria ma in compagnia, ideale colonna sonora per un party che non sia petulante e scontato, o un giro in macchina a finestrini o capote abbassati lungo la Route 66 in cerca di sano divertimento. Ma anche per fare le pulizie domestiche della domenica mattina va bene, dà la giusta carica per alzarsi dal letto e contrastare la banalità imperante e la polvere onnipresente.

La rock band di Leicester ha fatto della mescolanza tra ritmo e melodie rock un marchio di fabbrica, e si conferma con brani come "Call" e “Coming Back To Me Good”: «Ha quella spinta da disco, ma c'è anche un momento di condivisione - afferma Serge Pizzorno, il frontman di lontane origini genovesi - a proposito del singolo - Immagino di suonarlo quando il sole splende e la tua squadra è in semifinale, dà proprio quella sensazione di gioia».

Un disco così non lo sentivo dai tempi di ''Push the botton'' dei Chemical Brothers, che comunque preferisco per quel quid di anfetaminico in più che ha, qui siamo nel perimetro di un onesto ricercare tra sonorità da dance floor e radici di un rock che spazia da numi tutelari assoluti come i Ramones ai Nirvana ai Red Hot (non manca una strizzatina d'occhi alla psichedelia per nobilitare un percorso che altrimenti sarebbe un po' scontato), e ovviamente strizza l'occhio alla contemporaneità per gli arrangiamenti.

Voto 7, con la certezza che dal vivo possono rendere più che su disco. (Lorenzo Morandotti)