recensioni dischi
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MENDACE  "Menagramo"
   (2024 )

Mettete le cuffie, perché questa musica dà il massimo con l'ascolto isolato; nella radiolina perdete tanto, a meno che non disponiate di un impianto home theatre, col subwoofer sotto il divano. “Notturno” è il titolo di uno dei brani dell'album “Menagramo”, uscito per Encore Music, ma tutto il disco un po' lo è. Il quartetto bolognese Mendace predilige atmosfere buie e suonate piano.

Chitarra dai toni chiusi, contrabbasso che ti avvolge, come nel primo minuto di “Miraval”, il clarinetto che suona le sue note più gravi in “Primitivo”, batteria che tiene dei ritmi morbidi, con il rullante senza cordiera. Eppure non è musica precisamente rilassante. C'è un'inquietudine sotterranea di fondo, esplicata dal titolo “Notti insonni”, dove la lenta melodia di clarinetto è doppiata dall'ospite violoncellista: uno degli apici emotivi dell'album, sancito dal finale suonato pianissimo, per chitarra e contrabbasso.

Con il suo lick di chitarra e la rullata di tamburo a cornice che caratterizzano il brano, “Gocce” è accompagnato da un videoclip animato, dall'efficace forza poetica. A sorpresa, a due terzi del pezzo compare un rapper, Fausto Dee. In assenza di un beat da hip hop, il rap finisce per rivelarsi quello che ho sempre sostenuto essere veramente il rap: teatro ritmico, un monologo a tempo.

Un bagliore rosso è la suggestione del titolo “Red glow”, per ascoltare un altro brano in cui, come in “Primitivo”, la batteria a un certo punto non svolge più funzione ritmica, ma contribuisce all'affresco musicale, pennellando con i piatti. Stessa cosa in “Retrato” che chiude “Menagramo” con degli arpeggi di chitarra su accordi non più semplici della sesta-nona, ottenendo quindi un'armonia aperta e impalpabile, dove vaga il clarinetto.

I Mendace propongono un'esperienza intima, da ascoltare in silenzio... e possibilmente con il favore delle tenebre! Ma in senso buono! (Gilberto Ongaro)