recensioni dischi
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THANATEROS  "Tranceforming"
   (2024 )

Istituzione in ambito goth, sia in patria che nel resto d’Europa, i Thanateros sono un longevo quintetto tedesco, giunto con le dodici tracce inedite di “Tranceforming”, su label Echozone, al settimo capitolo di una nutrita discografia, varata nel lontano 2001 con l’oscuro “The First Rite” e proseguita fino ad oggi con incrollabile coerenza ed immutato slancio.

In cinquantuno minuti di rara intensità, la band sciorina l’intero campionario che si conviene al genere: ritmi serrati, chitarroni ben presenti, synth a riempire ogni angolo disponibile, melodie imponenti, architetture sonore titaniche, canto stentoreo ed epico. Valore aggiunto: consistenti - graditi, provvidi - sentori di folk celtico, sparsi in contrappunti accattivanti che in alcuni episodi indirizzano e connotano il sound dell’album in modo del tutto peculiare, accrescendone l’aura misterica e l’afflato sciamanico.

Brani solidi e compatti, arrangiati con cura e prodotti con molto mestiere, formano l’ossatura di un lavoro denso e ricco, un compendio di furore depresso e sentimentalismo decadente nel quale spiccano le cavalcate marziali di “The Horned One” – con mitragliata a doppio pedale nel finale - e “Everything Decays”, il toccante lentaccio cadenzato di “I Hold You”, il mistico spleen à la Mission di “The Banshees Of Kealkil” (aria evocativa, antica ed estatica, impreziosita dalla voce soave di Johanna Krins), l’anthemico richiamo alla fratellanza universale di “I Am All”, la chiusura trasognata e sfuggente di “By The Wind”, chitarra arpeggiata e violino a suggellare in gloria un disco profondo e vibrante, ennesima prova statuaria di una band di indiscussa autorevolezza. (Manuel Maverna)