PERICOPES+1 "Good morning world"
(2024 )
Di solito, quando si parla di “power trio”, ci si riferisce all'ambito punk o comunque rock. Può esserci un power trio jazz? Sì, e sono i Pericopes! Giunti al decimo anno di attività, pubblicano l'ottavo album “Good Morning World” (dotato di una copertina meravigliosa! n.d.r.) per l'etichetta norvegese Losen Records, e per l'occasione, forse per via di due ospiti che compaiono in due brani, cambiano il nome Pericopes+1.
Il trio pianoforte – sax – batteria spazia nelle influenze, e si sente nello scorrere dei brani. Interessante anche il concept, esplicato dai titoli. Il pezzo di partenza “Logout” invita a sconnettersi, sia dalla realtà virtuale che (forse) anche da quella concreta, per un minuto di atmosfera spaziale, con tanto di respiro dell'astronauta come in “2001: Odissea nello Spazio”, che serve da introduzione a “Cosmic Nirvana”, un frenetico brano dal gusto progressive, con ritmica di pianoforte in tempo dispari, e sassofono che intesse una melodia cromatica, su scala arabeggiante. Anche il batterista si dimostra creativo negli stacchi, e qui c'è la prima ospite, la violinista Anaïs Drago.
“Interlude – piano” è un brano di solo pianoforte, intimamente collegato al successivo “Liturgico”, che procede lento e solenne, in un crescendo emotivo, che solitamente non mi aspetto dai jazzisti, che (perdonatemi) quando scelgono di fare un lento, spesso realizzano polpettoni carichi di accordi di settima maggiore, e progressioni tanto insolite quanto gratuite... invece qui è tutto al punto giusto, vieni trascinato e pettinato.
“Rue Sedaine Métavers” è un brano dalla ritmica tanto intricata quanto incalzante: non si perde mai il groove pur complicandolo. Il titolo unisce un indirizzo stradale, dedicato al drammaturgo francese Michel-Jean Sedaine, con una delle discussioni più accese in questi anni, quella sul metaverso. Minaccia o opportunità? La musica sembra tendere per la prima, a giudicare dal numero di forti stacchi in accordi diminuiti ed allarmanti!
“Interlude – oratio” inizia con un estratto da un'intervista a Pasolini, che ribadisce: “Non posso dire tutto quello che voglio”, ricordandoci che la censura esisteva anche negli anni '70, che per qualche motivo ricordiamo tutti come i più liberi di sempre. Il pianista solista Claudio Vignali viene sommerso da messaggi di voci (probabilmente di politici, non ho voglia di riconoscerli) che parlano continuamente di “democracy”, con la retorica che potete immaginare.
La mia pigrizia nel decodificare le voci credo sia stata volutamente indotta dal trio, perché vedo che questo interludio serve ad aprire un brano che si chiama “Assange”. Eccolo lì, l'eroe dei nostri tempi che paga il prezzo delle informazioni davvero libere, assieme a (aggiungo io) Snowden. Per questa dedica, il pianoforte crea una cupa sequenza ritmico-armonica, dove comunque il sassofonista Emi Vernizzi riesce facilmente ad essere melodico. La batteria è rapida ma suona piano: una corsa fatta sottovoce, quasi per non farsi notare, come le leaks. Molto significativo.
In questo brano c'è la seconda ospite, la contrabbassista Rosa Brunello, che esegue un assolo non impazzito: resta nei ranghi e nella preoccupazione rappresentata dal brano. Andando verso la fase degli assoli del trio (il brano dura 10 minuti), ci si concede un po' più di volume alto. E anche qui, è stato evitato il rischio di polpettone, grazie al batterista Ruben Bellavia.
La contemporaneità continua ad essere fonte d'ispirazione per i Pericopes+1, in “The Dawn of Algo-Rhyhtm”. Il jazz viene affiancato da una voce femminile che parla di tecnologia, mentre Vignali svasa sui tasti bianchi e neri con energia, e torna il respiro dell'astronauta a chiudere il brano, mentre il pianoforte avvia un inciso che si collega al brano finale, la festosa titletrack, che si chiude con una citazione dell'orgoglioso HAL 9000, il super computer intelligente, sempre da “2001: Odissea nello Spazio”, che si sente sempre incapace di sbagliare. E ascoltiamo il suo orgoglio in più lingue.
Che dire, dopo l'ascolto di “Good Morning World”, capisco bene le ragioni dell'entusiasmo internazionale ottenuto dai Pericopes+1, tanto da essere citati nel libro “La storia del jazz” nel 2021! (Gilberto Ongaro)