recensioni dischi
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INTI ILLIMANI  "Viva Chile"
   (1973 )

Perché negare che allora ci si credeva veramente? Era un impegno politico da gita scolastica il coro di "El pueblo unido jamas serà vencido", ma qualche cosa dentro ce lo faceva vibrare. Gli Inti Illimani erano la colonna sonora delle prime assemblee, di quello per cui impegnarsi (un minimo), quello in cui credere, quello che faceva incazzare i genitori e i professori, un'icona molto più di facciata che di sostanza (come il poster del Che, per intendersi), ma in qualche modo funzionava. Poi c'era la musica. Altro che "musica andina, che noia mortale" come avrebbe cantato poco più tardi Dalla: questa musica piaceva un casino, era affascinante e divertente, portava sonorità desuete e melodie diverse, begli impasti vocali e ritmi morbidi su cui cullarsi. Non era certo aggressiva ma sicuramente neanche noiosa come diceva Dalla. Suggeriva suggestioni di paesi lontani, montagne e pianure, cieli tersi, molto più che molotov, barricate e lonb stadio-prigione di Santiago… Insomma, funzionava maledettamente bene anche in questo senso. Gli Inti Illimani, esuli cileni dopo il Golpe, conobbero in Italia almeno 4-5 anni di popolarità immensa, per meriti politici, certo, ma anche per meriti artistici: di loro almeno tre dischi tra il '73 e il '75 sono piccoli capolavori: nell'ordine, questo "Viva Chile", "La nueva cancion chilena" con la mitica "El pueblo unido", e "Hacia la libertad" con quella "Canto a los caidos" che rappresenta una delle cose più belle ed emozionanti siano mai state scritte, cantate e suonate in questo ambito musicale. "Viva Chile" fu l'album dell'esplosione del gruppo di Horacio Salinas, contiene alcune pietre miliari della storia del gruppo e di tutto quel genere musicale: la strumentale "Alturas", sigla di mille programmi radio TV, "Fiesta de San Benito", un vero manifesto musicale del gruppo, "Cancion del poder popular" e "Venceremos" corrispondenti manifesti politici, e poi la celeberrima "Simon Bolivar" che degli Inti Illimani non è ma che appartiene ormai di diritto a tutte le popolazioni oppresse e ai loro cantori. Passato quel periodo, molti hanno abbandonato le assemblee, hanno staccato dalle pareti il Che e dimenticato i dischi degli Inti Illimani, finendo per vedere quei momenti con un misto di tenerezza e imbarazzo. Ma la musica degli Inti Illimani, forse mai più ascoltata da allora, per tutti quelli non sarà mai una "noia mortale". Su questo nessuna discussione. (www.luciomazzi.com)