GIOVANNI SCASCIAMACCHIA "Patto armonico"
(2024 )
Quando leggo la parola “design”, mi vengono subito in mente i treni firmati Pininfarina, la Panda, l'Alfasud e la Golf di Giugiaro, o i miei giorni sui libri nelle aule universitarie di Padova, dove poggiavo sulla scritta: “State studiando su un tavolo di Giò Ponti”. Scusa Giò, mi levo subito!
Che bello il lavoro del designer. È l'unico, forse, che dà fisicamente vita ai propri sogni: immagina la realtà, e poi la plasma. Negli anni Venti del '900, l'Art Déco ha impattato su tutti i settori, creando l'immaginario che ancora associamo a quell'epoca. Questa corrente ha dato il la alla nuova idea del batterista e percussionista Giovanni Scasciamacchia, che insieme al sassofonista Perico Sambeat, il pianista Dado Moroni e il contrabbassista Tommaso Scannapieco ha realizzato l'album “Patto armonico”, uscito per Abeat Records.
I dieci titoli dei brani, disposti in quell'ordine, sembrano delineare lo sviluppo di un'idea. Si inizia con il “Brainstorming”, si sceglie una “Palette” da utilizzare, si fa uno “Schizzo”, si prova a fare un “Intreccio”. Tra artisti ci si aiuta tramite uno “Scambio creativo”, fino ad arrivare ad una provvisoria “Comfort zone”, che sembra soddisfare gli artisti. Ma ancora manca qualcosa, fino a che non arriva un “Lampus” di genio, si giunge a un “Patto armonico” tra le parti, che preveda “Empatia” verso l'ascoltatore, e finalmente si arriva al “Déco”, punto d'arrivo della ricerca estetica.
Molti sono vivaci brani jazz con tanti assoli e interplay. “Intreccio” è aperta dal pianoforte solista e malinconico, raggiunto più tardi da una melodia sofferta del sax, accompagnata dalla morbida batteria spazzolante e da gentili note del contrabbasso. Un episodio davvero emozionante, intimo e coinvolgente. Lo “Scambio creativo” riporta un po' di sobrio brio, su ritmo latino, e qui possiamo apprezzare un assolo particolarmente ispirato di Scannapieco alle quattro corde grosse.
Il legame con il design è riferito probabilmente all'arredamento delle case. Radio dalla forma curva, orologi a pendolo d'ebanisteria, poltrone di modernariato: l'ambiente ideale per ascoltare “Comfort zone”. “Lampus” inizia invece con un momento di assoluto virtuosismo di Moroni ai tasti bianchi e neri, un'improvvisazione dal gusto freddo e novecentesco, che poi infatti avvia il gruppo in un cool jazz. E così via, l'album procede fino allo swing “Déco”, che ci riporta in quegli anni di sigarette col bocchino, guantini che cadono da raccogliere, e Fiat 508 Balilla.
Forse l'associazione tra musica e arredamento è un po' limitante per il sottoscritto, che non tollera la parola “sottofondo”, e preferisce che la musica sia un'esperienza totalizzante e devastante (colpa di Wagner o dei Pink Floyd, scegliete voi). In questo caso, l'accostamento è l'occasione per rievocare tutta una serie di suggestioni note, e il “Patto armonico” è efficace per una festa vintage, con un dress code che chieda donne con le piume in testa e uomini col cappello sulle ventitré. (Gilberto Ongaro)