recensioni dischi
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ODESSA  "Stazione Getsemani XXV"
   (2024 )

Repetita iuvant. ''Stazione Getsemani'' (1999) è l’album targato Mellow Records con cui gli Odessa si sono affacciati nel panorama Neo Prog italiano alle soglie del nuovo millennio, segnandone una tappa fondamentale. Il disco lasciava trasparire il notevole spessore compositivo e tecnico di una band che (anche) attraverso il cantato in italiano è riuscita a personalizzare un felice connubio fra i tradizionali stilemi della tradizione seventhies e quelli più marcatamente hard’n heavy senza perdersi in un informe calderone di matrice anglofona. E non per nulla ha riscontrato i favori del pubblico e della critica.

La rivisitazione di produzioni precedenti, ed ancor più di quelle maggiormente rappresentative, non è mai un’impresa agevole. Se il rischio di scadere nel mero restyiling di facciata o in un’operazione volta a ravvivare un periodo di stallo creativo è sempre dietro l’angolo, una volta inserito ''Stazione Getsemani XXV'' nel lettore si scopre ben presto che non è certo questo il caso. La nuova versione (e riesecuzione) del disco di esordio, mantiene infatti lo spirito di allora (ripreso anche dalla copertina) portandolo all’ennesima potenza attraverso una riedizione ri-vitalizzata e ri-valorizzata che rappresenta il ponte ideale fra passato ed attualità.

Il flauto di Gianluca Milanese, eccellente come sempre, contribuisce in modo determinante a dare un caratteristico sound mediterraneo che nulla toglie alla originaria impronta hard progressive. Altrettanto egregio è il livello tecnico ed espressivo mostrato da tutti gli altri componenti a partire dalle virtuose tastiere di Lorenzo Giovagnoli, hammond veloce, nervoso ed aggressivo abbinato a caldi o graffianti sintetizzatori analogici che si intercalano con i soli chitarristici di grande pathos e raffinatezza di Giulio Vampa marcandone l’inconfondibile stile progressivo.

Una base ritmica imponente e di impatto guidata da musicisti di tutto rispetto quali Marco Fabbri (batteria, già con The Watch) e Valerio De Angelis (basso), nonché la vocalità dello stesso Giovagnoli dove spiccano talento e capacità interpretativa, fanno il resto chiudendo il cerchio di un’opera che riteniamo abbia tutti i requisiti per scalare le vette qualitative della produzione progressive di quest’anno. Il tutto grazie anche al solito meritorio e indomito lavoro di una etichetta indipendente come la Lizard Records, più volte citata nelle nostre recensioni, che ha saputo e sa tuttora dar voce e valorizzare chi merita e che troppo spesso non riesce a trovare spazi adeguati nel tritacarne dell’industria musicale mainstream.

Ebbene sì: ''Stazione Getsemani XXV'', repetita iuvant! (MauroProg)