recensioni dischi
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DAVID FENNESSY  "Caruso"
   (2024 )

Sempre in un sottile e raffinato equilibrio tra tradizione e sperimentazione, il compositore irlandese David Fennessy in Caruso, uscito per Unsounds Records, costruisce l’ennesima impalcatura di suoni, ritmi e armonie estremamente intricati e intriganti, in piena coerenza con la sua produzione recente e, al tempo stesso, scolpendo un coraggioso passo avanti nel suo percorso artistico.

In Caruso, tradizione e sperimentazione si incontrano laddove David Fennessy, per la traccia che dà il titolo al disco, decide di utilizzare frammenti vocali del famoso tenore Enrico Caruso incisi tra 1903 e 1908 come sample per questa composizione e mescolarli, allungarli e spezzettarli fino a formare una sorta di coro, mentre la chitarra elettrica suonata da Fennessy è un controcanto ossessivo all’interno di quello scorrere impetuoso e inarrestabile delle miriadi di voci.

Una ricchezza sonica e un coraggioso approccio avanguardistico caratterizza tutte e quattro le composizioni contenute in Caruso, sia la prima, nella sua sghemba impalcatura di frammenti e di cocci di immagini e di note, sia le altre tre, guidate da “Nox”, con la viola e la voce di Garth Knox, per il quale il pezzo venne scritto, “Haupstimme” dalla viola di Megumi Kasawaka accanto al quale si staglia l’Ensemble Modern condotto da David Niemann, e “Nebestimme” di nuovo dalla viola di Garth Knox, che ha al suo fianco Michel Maurer alla celesta.

Si tratta di composizioni oniriche ma al tempo stesso piene di una terrestre e concreta saggezza, ancorate al desidero di Fennessy di esplorare territori musicali che da tempo studia e che da sempre lo appassionano, cercando di schivare ogni tipo di etichetta e proponendo all’ascoltatore quattro composizioni molto diverse tra loro, capaci di svelare quasi ogni aspetto – dai più evidenti ai più misteriosi e sotterranei – del suo stile e della sua poetica. (Samuele Conficoni)