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TATIANA MESNIANKINE & DANIEL GARDIOLE  "Sergei Prokofiev, Anthony Girard – D'ombres et de lumières"
   (2024 )

Sarò sincero, non so se sarò mai un vero musicologo. Abituato a scrivere di pop, quando mi affaccio alla musica diciamo “eurocolta”, pur comprendendola a livello strutturale e armonico e sapendo leggere le partiture, non ho ancora acquisito gli strumenti lessicali per raccontarvela in maniera corretta e precisa. Sento il fiato sul collo dei professori, e mi rendo conto della distanza tra me e loro. Posso solo descrivere sensazioni soggettive e istintive, legate a ricordi personali più che ad analisi tecniche. Questa è una storia di libertà.

Ho un ricordo parallelo della mia ignoranza giovanile, di quando fai una battuta e involontariamente dici il giusto. Studiando il “Quaderno d'infanzia – Sei pezzi facili” di Shostakovic al pianoforte, mi ero accorto di quanta vivacità musicale mostrasse. Quanta spregiudicatezza, quanti cambi repentini di tonalità! Parlando col mio prozio Antonio, che fu pianista, gli dissi scherzando: “Solo un russo poteva pensarle queste cose!” Lui, serissimo, mi rispose: “Dici proprio bene! Per quello che hanno passato i russi, solo loro potevano concepire musica di questo tipo”.

La vita di Dmitri Shostakovic ha qualcosa in comune con quella di Sergei Prokofiev: entrambi furono accusati di formalismo dal regime sovietico, cioè di creare musica che contenesse solo musica, e nessun riferimento ai valori della rivoluzione. In poche parole, era troppo borghese. Ma Prokofiev fu un bambino prodigio e insolente, si era già fatto conoscere e amare nella Russia zarista, girando poi l'America e l'Europa. Potete intuire, una volta tornato nella Russia ormai U.R.S.S., quanto questo splendido quarantenne potesse essere insofferente a certe imposizioni.

Madre Russia lo rivolle in patria, tornò nel 1932. Non poteva capitarci in anni peggiori! Dal 1936 iniziarono le purghe staliniane: terrore di Stato. Stalin eliminò fisicamente gli avversari politici (anche alleati), arrivando, dice il comunicato stampa, a uccidere 700.000 persone. Nel 1944, Prokofiev scrisse questa Sonata n.1 op. 80 in Fa minore, che la violinista Tatiana Mesniankine e il pianista Daniel Gardiole decidono di eseguire, in questa incisione uscita per Da Vinci Records.

Strutturata in quattro movimenti, nel primo Andante assai ascoltiamo il tema di pianoforte, che è tra le melodie più lugubri che possiate ascoltare. Altro che gotici e dark degli anni '80, questo fa davvero paura. Ci credo che l'abbiano descritto come “vento nel cimitero”. Verso la fine, rapidissime scale di violino e passaggi di pianoforte più chiari calmano la tensione. Il secondo movimento, chiamato Allegro brusco, è quello dove maggiormente riconosciamo la firma di Prokofiev, energica e spiritosa (un'altra sua opera per pianoforte si chiama “Sarcasmi”, tanto per capire la sua stoffa...)

Il terzo movimento, Andante, mostra primi bagliori di luce, è un delicato contrappeso all'oscurità del primo. Il quarto e ultimo, Allegrissimo, scusate il francesismo, mi sembra un virtuoso dito medio al regime! Le sberle che il pianista Gardiole deve dare, le vorticose scale del violino, tanto vivaci quanto sfrontate, fanno trasparire la rabbia, l'umanità devastata del compositore, di fronte a tanto dolore causato dal potere politico. Tutte cose invise alla propaganda. Altro che Pierino e il lupo...

Ma il disco non finisce qui. Passando dal buio alla luce, Mesniankine e Gardiole decidono di contrapporre alla sonata di Prokofiev la Sonata pour violon et piano “Behind the light” del compositore francese Anthony Girard, composta nel 2005. Nato nel 1959 e tuttora vivo, nell'Occidente libero, sviluppa un'impronta spirituale nel suo fare musica. Tramite la meditazione, cerca di scrivere in maniera “impersonale”, nel senso che non vuole inserire riferimenti biografici. Vuole che la sua musica sia volano per l'Ignoto, che ci apra le porte del Mistero. E quindi ecco che pianoforte e violino si fanno eterei, morbidi anche nei momenti suonati più forte. Niente sarcasmo. La sua sonata è decisamente più “rotonda”. Gli accordi di piano ripetuti con ritmo regolare, spesso suonati su note acute, fanno entrare in una dimensione di sogno, e il violino fra trilli e percorsi insoliti (qualche passaggio esatonale), invitano proprio a una silenziosa contemplazione. Dopo 28 minuti di incubi e sghignazzate feroci, 24 minuti placidi e riconcilianti. Ecco perché quest'album si chiama “D'ombres et de Lumières”. Mesniankine e Gardiole hanno avuto un'acuta idea nello scegliere di accostare queste due sonate. (Gilberto Ongaro)