recensioni dischi
   torna all'elenco


SKW  "Humans"
   (2024 )

Voce grintosa, quella di Marco Laratro, il vocalist degli SKW (band nata come Skywalker nel 1992) che mi riportano sia a Ivan Moody (paragone che tornerà anche più avanti) che alla grinta di James Hetfield: chitarre accordate più basse, ritornelli dalla melodia ficcante, ariosa ed incisiva, amplificatori di cui senti il legno vibrare per le basse, batteria pulsante a seguire le ritmiche degli strumenti a corda.

Tutto questo dopo l’ascolto del disco e del brano ''Humans''. Un concept che gli SKW contrappongono alla digitalizzazione sempre più pressante in atto. Un disco che esce per Be NEXT Music con distribuzione Universal, e racconta infatti “il viaggio con cui l’uomo deve approcciare il cambiamento in un nuovo ecosistema che lotta costantemente per accaparrarsi fette consistenti della nostra attenzione, e ci vede impegnati a districarci fra fake news e bias cognitivi”.

Con un refrain elettronico-orientaleggiante si apre poi la strada ''Mindset'', ricca di arrangiamenti, cori, voci, strumenti e stili per cui occorre “cambiare mentalità per confrontarsi con sistemi governati da regole nuove, con la speranza di vedere l’uomo come protagonista e non vittima degli strumenti digitali”.

''Inside out'', ispirata dai lavori di Stephen Covey, suggerisce di lavorare sulle proprie abitudini in maniera costante e progressiva, per apportare cambiamenti duraturi. ''Infinite game'' invece ci “illustra l’importanza di comprendere la differenza fra i giochi “finiti”, con regole fisse e obiettivi chiari, dai giochi “infiniti”. Nei giochi infiniti le regole sono mutevoli e non c’è un obiettivo definito. Davvero stupefacente il modo in cui musicalmente, con la voce e non solo nel testo, i ragazzi siano riusciti a rendere la molteplicità ed il cambiamento delle regole del gioco.

''Reversal'' invece esplora la sofferenza di chi si sente intrappolato in un mondo di menzogne, pervaso dal desiderio di diventare una persona migliore e di superare i propri limiti senza compromettere i propri valori. Archi e batteria pedante, andamento korn-iano per voci e approccio di basso di Mirko Voltan, ad aprire questo brano che mantiene l’ariosità ed una eterea liricità del ritornello, un tapping micidiale a caratterizzare l’assolo.

''Augmented humanity'' ha tre secondi iniziali che sembrano una estrapolazione dei Velvet Revolver, poi ci pensa la batteria di Giancarlo Piras a rimettere tutti in riga. Ispirato da un libro di Baricco, ''The Game'', si narra di come l’umanità non sia in realtà ancora stata fagocitata dalla tecnologia, per cui si è ancora in tempo a non esserne schiavi ma a considerarla come un’estensione della vita umana.

''Apocalypse'' è invece un appello alla responsabilità e alla consapevolezza ambientale. Un binomio corda-chitarra-cassa-chitarra spara angoscia a riff-iche rapide a segmentare la problematica esistenziale planetaria, la voce di Laratro toglie le piccole incertezze rimaste. Nessuno è innocente!

''Voice Of Fear'' è quella vocina interiore che ci entra in testa, ci fa dubitare di noi stessi e spesso ci limita nelle scelte della nostra vita. La paura e la chiusura mentale possono inibirci. Brano acustico. La voce a tratti calda a tratti lacerante strappa letteralmente l’anima. Alla fine le chitarre elettriche riportano il treno sui binari sonici di tutto l’album.

''Last Call'' descrive le difficoltà nell’approcciare una trasformazione positiva se non lavorando per piccoli passi, trovando la forza di essere disposti a lasciare andare ciò che sembra quello che appare che potremmo essere. Anche se dalla bio si estrae che la carriera di questi ragazzi si è intrecciata spesso con il mondo dei Metallica, il n.m. si fa sentire, segno che non si fono fermati a cavalcare la folgore: Wha, whammy compreso e nu metal non sono poi così estranei fra loro. Addirittura sembra un richiamo al punk batteristicamente.

Per chiudere il lavoro la band omaggia i Twins con un riarrangiamento del loro celebre brano ''Face to face, heart to heart'': il mood che ne traggo è semplicemente Orgy anni novanta. (Johan De Pergy)