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FABRIZIO BOSSO & JULIAN OLIVER MAZZARIELLO  "Il cielo è pieno di stelle"
   (2024 )

Fabrizio Bosso (tromba) e Julian Oliver Mazzariello (pianoforte) – musicisti con grande esperienza e bravura nel campo del jazz – formano un vero e proprio tandem artistico in cui i due strumenti si completano e si sostengono a vicenda, sia nei passaggi lenti ed emozionali, che in quelli movimentati e di alta virtuosità.

La perfetta intesa tra i due si manifesta non solo a livello interpretativo, ma anche per quanto riguarda le preferenze musicali. E come puoi non amare la musica del grande Pino Daniele, cantautore che è sempre stato fonte d’ispirazione per le opere artistiche e, in generale, per le imprese della vita di tante persone che l’hanno ascoltato?…

Bosso afferma che “la musica e la poetica di Pino Daniele hanno influenzato generazioni di musicisti, me compreso”, e che “tutti abbiamo cantato Pino Daniele nella nostra vita”, mentre Mazzariello si ricorda bene il momento in cui nel 1995 – appena arrivato a Cava de’ Tirreni, venendo con la sua famiglia d’origine dall’Inghilterra dov’è nato – ha sentito da casa sua “la città che cantava” nel concerto di Pino Daniele insieme a Pat Metheny.

I due musicisti uniti artisticamente nel “tandem” cercano dunque, attraverso il disco suggestivamente intitolato “Il cielo è pieno di stelle” (frase presa in prestito dalla canzone “Mal di te” di Pino Daniele), di rivalorizzare la grande musica del cantautore napoletano, per mezzo di un “ritratto inedito” e rivestendola di “colori nuovi”. Un compito, questo, lodevole come intenzione ma non facile da realizzare: perché è vero che al ricordo nostalgico delle sue canzoni viene data una vita nuova, forse più in linea con il sentire moderno, ma è altrettanto vero che in questo modo l’ingenuità dei brani originali probabilmente tende a venir meno.

L’album – registrato ad aprile 2024 presso lo storico Splash Recording Studio di Napoli e uscito su CD e in digitale il 21 giugno per la Warner Music, con un tour in tutta Italia a partire dal 29 giugno – si dimostra interessante fin dal primo approccio, cioè fin dalla grafica della copertina, creata sotto la cura dello studio grafico Punto e Virgola di Bologna. Ha un grande potere suggestivo il disegno del Golfo di Napoli con tutte le luci accese la sera, mentre nel “cielo pieno di stelle” si scorge la sagoma discreta ma imponente del grande cantautore… e in un audace tour de force verso il cielo, Bosso e Mazzariello a bordo del loro tandem (che nel disegno sembra sostenuto in aria dalla chitarra di Pino Daniele!) s’impegnano a raggiungere almeno la metà dell’altezza di questo gigante della musica di tutti i tempi.

La copertina del disco parla quindi molto di ciò che andremo ad ascoltare. C’incuriosisce anche il libretto trovato all’interno della custodia: i riferimenti e i ringraziamenti alle persone che hanno contribuito alla creazione dell’album sono scritti interamente in inglese, il che fa pensare al fatto che l’opera sia destinata a un pubblico internazionale, ma anche alla fiducia dei realizzatori nella conoscenza della rispettiva lingua da parte del pubblico italiano.

I ringraziamenti che più colpiscono sono quelli rivolti a Pino Daniele (“A huge thank you to Pino Daniele for having given us extraordinary melodies”), al figlio Alessandro (“Many thanks to Alessandro Daniele for his availability and enthusiasm”), nonché al giornalista Ernesto Assante, ormai venuto a mancare, che nel luglio del 2022 – “on a magical evening” – ha reso possibile il primo concerto live con i brani poi inclusi in questo disco, in una rassegna musicale da lui curata al Museo MAXXI (Museo nazionale delle arti del ventunesimo secolo) di Roma.

L’album “Il cielo è pieno di stelle”, oltre all’essere un omaggio a Pino Daniele, è dedicato proprio al grande uomo di cultura che è stato Ernesto Assante. “Presenting it to him in person, with heartfelt gratitude, would have been our greatest desire”, affermano gli autori alla fine del testo di ringraziamento, in un perfetto idioma shakespeariano.

Nel ricordo di Ernesto Assante e della magica serata, la registrazione del brano “Se mi vuoi” – che nella sua versione originale (1995) fu cantato da Pino Daniele insieme a Irene Grandi nel Festivalbar – è proprio quella realizzata dal vivo presso il Museo MAXXI, in cui fa un particolare e piacevole effetto la partecipazione corale di un pubblico intonato ed emotivamente coinvolto, accompagnato al pianoforte e in un dialogo quasi naturale con il suono della tromba.

Il disco si apre con l’indimenticabile “Je so’ pazzo”, brano carico di spirito di rivolta scritto negli anni della gioventù di Daniele (1979), per niente inferiore alla grande musica blues internazionale degli “oldies but goldies” anni ‘70. Nonostante la mancanza delle percussioni e della voce di Pino lasci una traccia di nostalgia difficile da cancellare, anche nella versione proposta da Bosso e Mazzariello si mantiene il carattere ribelle e deciso dell’originale: un importante ruolo in questo senso ce l’hanno i momenti in cui la tromba emette un suono “da voce rauca”, tecnica diffusa nel repertorio jazz degli ottoni, di cui probabilmente gli esperti conoscono il nome esatto.

Delle vere dimostrazioni di virtuosità pianistica e trombettistica sono i brani “Sotto ‘o sole” e “A me me piace ‘o blues”, entrambi presenti nelle versioni originali sull’album “Nero a metà” (1980), dedicato a Mario Musella, scomparso poco prima della pubblicazione del disco. In tutti e due i brani, il tandem riesce a conservare un’atmosfera blues “volgare” – come direbbe Pino Daniele, intendendo “appartenente al popolo” – che in qualche modo ricorda il sassofono del famoso amico James Senese. Nella parte eseguita dalla tromba, non possiamo non osservare il sorprendente trill labiale in crescendo, sostenuto per quasi 15 secondi, con il quale si conclude la presente versione di “Sotto ‘o sole”. (A chi ascolta viene quasi da pensare: “Se lo facessi io, alla fine cadrei a terra e non mi alzerei più!”)

La raffinatezza e il romanticismo si fanno invece sentire nei brani lenti, le cui versioni originali sono state create da un Pino Daniele più maturo, a cavallo del 1990. Le canzoni “Anna verrà” (1989), “Quando” (1991), “Allora sì” (1993), “Anima” (1995) vengono reinterpretate da Bosso e Mazzarilello con tanta dedizione e con una tecnica squisita, però – in gran parte per via dell’assenza della parte vocale e a causa del fatto che gli strumenti siano soltanto due – risultano forse più uniformate, cioè meno diverse tra di esse rispetto a quanto lo siano le relative versioni originali.

Dell’introduzione pianistica di “Anna verrà” osiamo dire che aggiunge un più di bellezza e di sensibilità a quella inizialmente suonata con la chitarra dal suo autore (Pino Daniele sarebbe probabilmente felice di ascoltare questa “maturazione” della sua idea artistica); in “Allora sì”, invece, sembra che l’esecuzione del ritornello con la tromba anziché con la voce imprimi alla melodia un carattere forse troppo staccato, facendo diminuire la fluidità e la dolcezza che formano l’essenza della canzone originale.

Il brano “Sicily” (1993), la cui musica è stata composta dal grande virtuoso di jazz Chick Corea, permette delle variazioni più audaci sul tema e possiamo sentire la tromba e il pianoforte fare a gara in un vero e proprio gioco d’improvvisazione e creatività. Sembra però che la velocizzazione del ritmo, nonché l’assenza della voce e del testo scritto da Pino Daniele, possano dare l’idea di un coinvolgimento emozionale minore rispetto a quello a cui ci ha abituati la versione iniziale.

Il centro di gravità dell’album è costituito da un brano in cui si fondono insieme, in maniera originale e al contempo naturale, elementi presi in prestito da due canzoni diverse: “Mal di te” (scritta nel 1993 per l’attrice Serena Grandi) e la famosa “Napule è” (uscita nel 1977 e facente parte del disco “Terra mia”, il primo album in studio di Pino Daniele). Il tandem Bosso-Mazzariello ci fa immergere in un’atmosfera sognante, in cui l’amore per la città d’origine e l’amore per la figura femminile si danno la mano, restituendoci – proprio come voluto dai due musicisti – un ritratto inedito del grande cantautore napoletano.

La struttura della maggior parte dei brani presenti sul disco è sostanzialmente una classica forma di sonata A-B-A, con un’iniziale esposizione del tema principale (cioè la melodia originale) che poi viene sviluppato in variazioni giocose tipiche del jazz, finendo con una ripresa del tema principale e un breve finale (coda). È molto bello il timbro di entrambi gli strumenti, timbro al quale – oltre al talento interpretativo – concorre probabilmente anche l’acustica dell’ambiente di registrazione: il pianoforte ha un suono pieno e profondo, mentre la tromba sembra quasi che canti, ricordando un po’ (chissà se per caso o volutamente) il timbro della voce di Pino Daniele.

E tutto sommato, si può dire che questo disco rappresenti un lavoro piacevole ed efficace per tutti: per le persone digiune di Pino Daniele – perché le incuriosisce a conoscere i brani originali, arricchendo in tal modo la propria cultura e la propria anima – e per gli ascoltatori a lui affezionati, in quanto riveste di abiti nuovi uno dei loro ricordi più cari. Buon ascolto! (Magda Vasilescu)