recensioni dischi
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PAOLO ZANGARA  "Scusi, dov’è il bar?"
   (2024 )

Il bar ha sempre creato una discussione aperta. C’è chi lo considera un luogo per sfaccendati, per vitelloni incalliti e chi, invece, lo considera un posto dove svagarsi, chiacchierare e concedersi una coccola con caffè e briosche.

Quest’ultima analisi, la abbraccia senz’altro l’artista e musicista Paolo Zangara il quale, dopo aver militato in una decina di progetti, tra bands ed interessanti collaborazioni, giunge all’esordio con il raffinato album “Scusi, dov’è il bar?”, nel quale vige quell’aere retrò particolarmente piacevole che attinge dal bel cantautorato anni ’60-’70, tra Bindi, Ciampi, Endrigo e scuola varia.

Un disco monocromatico, ritratto in bianco e nero, che cattura ed affascina senza tempo. Otto brani dal sapore pregevole, senza debordare in escursus fuori luogo. Carezze uditive come “Silenzi irrequieti”, “Non mi sembrava un capriccio” o “Giorni e notti” sono grandi dessert da centellinare lentamente, per fermare le lancette frenetiche di oggi e sognare sul divano.

Ci si sporge “Dall’altra parte del mare” per apprezzarne il delicato duetto con una dolce singer, e quelle di Paolo, non sono “Parole” messe lì, a casaccio, essendo (perlopiù) guarnite da una un’educata jazz-session, mentre lo swing di “Sono quel che sono” è l’ulteriore perlina pescata sui fondali della bellezza autoriale e suonato a meraviglia.

Il penultimo sussurro Zangara ce lo fornisce con la morbida stesura di “Una corsa”, senza fretta e senza affanni, proprio per gustarne l’essenza e costringere la frenesia di oggi a cedere il passo ad una fine contemplazione per vagare “Senza meta” verso un viaggio memorabile: quello condotto da un bravissimo interprete.

Chiedete: “Scusi, dov’è il bar?” e gustate l’aromatico caffè lungo offerto da Paolo Zagara, poiché, in questo bar, ci tornerete presto. (Max Casali)