PIETRO BELTRANI "George Gerswhin – Rhapsody in blue, three preludes, 10 songs"
(2024 )
Uscito per Da Vinci Records, questa fornita del pianista Pietro Beltrani è un'occasione per riscoprire, o ripassare per chi già lo conosce, il repertorio di George Gerswhin. Le celebri composizioni dell'artista di Brooklyn tornano a prendere vita, a partire ovviamente dall'immancabile “Rhapsody in Blue”, di cui abbiamo potuto assistere ad una versione dal vivo da parte dell'Orchestra Comunale del Teatro di Bologna, in occasione del Concerto per il 2 Agosto.
Qui Beltrani è invece accompagnato dall'Orchestra SenzaSpine, diretta dal M° Tommaso Ussardi, e dal Beltrani Modern Piano Trio. Il pianista di Imola sfoggia il suo virtuosismo nella leggendaria rapsodia e anche nei Three Preludes, ma la cosa più interessante sono le “10 Songs”, cioè dieci canzoni di Gerswhin, che Beltrani ha arrangiato per pianoforte ed archi.
Ad esempio, la nota melodia di “Summertime” è affidata ad un violino, anche se poi il pianista si ritaglia lo spazio di un assolo blues. Piano e viola compaiono anche in “Embreaceable you”, applicando un pizzicato a “I've got rhythm”. La sbarazzina “But not for me” è stata rallentata, per farne uscire un sentimento più delicato, e i giochi tra piano ed arco continuano anche in “I loves you, Porgy” (estratta dall'opera “Porgy and Bess”), nella divertente “Let's call the whole thing” e così via.
“George Gerswhin – Rhapsody in Blue, Three Preludes, 10 Songs” è una prova della bravura di Pietro Beltrani, che evidenzia l'ossatura delle strutture di queste composizioni. Si sente la scuola europea, diciamo. Beltrani scivola poco, come dire, non swinga: ogni nota è pulita e al suo posto, da bravo europeo. Anche in quell'assolo con le note pentatoniche in “Summertime”, dopo poco viene “aggiustato” in scale e arpeggi poco “americani”. È la sua interpretazione dell'eredità gerswhiniana, e dato che da decenni ormai esiste il jazz da camera, questo si può definire blues da camera. (Gilberto Ongaro)