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RENATO CARUSO  "La teoria del Big Chord"
   (2024 )

Musica e cosmo vengono frequentemente accostati. Le leggi armoniche del temperamento equabile occidentale, la cui invenzione è attribuita ad Aristosseno, troverebbe delle corrispondenze nelle meccaniche celesti, cioè nei rapporti tra stelle, pianeti, asteroidi e insomma tutto ciò che fluttua nello spazio. Ci sono rapporti matematici, chiamati risonanze orbitali, che permettono agli astri di non venire “espulsi” dal Sistema Solare. E nella musica, le frequenze delle note sono calcolate su proporzioni numeriche, che i suoni devono seguire per non essere dissonanti.

“La teoria del Big Chord” è il nuovo lavoro del chitarrista Renato Caruso, distribuito da ADA Music, e con la sua esplorazione di suoni sintetici a 8 bit di un vecchio Commodore, l'artista cerca di raggiungere il Grande Accordo, l'armonia universale. I titoli dei brani fanno riferimento a filosofi e scienziati che hanno dato un contributo fondamentale in questa direzione.

“Laso il poeta harmonico” e “Aristosseno il temperato sensibile” iniziano con gli esclusivi suoni in 8 bit, che davvero evocano i videogiochi d'annata. “Filolao il pitagorico” è aperta da armonie aperte di chitarra acustica, che ricordano quell'idea di Caruso, annunciata dieci anni fa su YouTube a seguito della sua laurea in informatica musicale, di inventare il fujabocla, cioè un genere che fondesse elementi di funk, jazz, bossanova e classica. Qui si applica alla musica 8 bit, definita in altri ambiti chiptune, quindi potremmo parlare di... chipbossa?

“Tolomeo vs Copernico”, titolo che evoca lo scontro tra le due più note teorie sull'universo, indica un malinconico valzer elettronico, che ricorda le atmosfere wave di Slow Wave Sleep ne “Lo spettacolo del dolore”. “Boezio il mundano” è aperta da un drammatico arpeggio in tonalità minore, dal suono invadente e minaccioso, per poi diventare una sorta di trip hop sui generis.

Un suono più quadrato (letteralmente si chiama “square”) caratterizza “Fludd il suonatore di monocordo”, altro brano tendente al cupo. Ed eccoci al capoccia dell'armonia del cosmo, Keplero con le sue leggi, in “Keplero il folle platonico”, dove si mescolano poliritmie di sequenze in 4/4 e alcune in terzine.

“Newton il pittore armonico” c'ha quel suono che definisco sempre “piano caramellato”. Un suono vagamente nasale per un arpeggio veloce ma sereno, che ribadisce sempre la sua tonalità maggiore. Renato Caruso riprende in mano la chitarra per “Veneziano l'accordatore di stringhe”, suonando le sue stringhe e facendo abbondante uso di armonie in settima e nona, per ottenere quella sensazione di melanconica tranquillità. A metà brano, la chitarra viene sostituita dal Commodore, e sembra la musica per un Game Over.

Infine, sopra questi suoni squadrati, in “Spielberg il viaggiatore”, cantano Andrea Peligro e Greta Cominelli, con un mood funk. “Persi tra le stelle senza l'ombra di un pensiero (…) interazione aliena senza parole, è un messaggio di pace per noi”. Ed ecco qua la fujabocla, con le percussioni e ritmiche sudamericane.

Più che un genere, questa fujabocla è una formula, una ricetta a cui Caruso ricorre, mettendo la sua firma. Qui compare solo occasionalmente, o in dieci anni si è sviluppata, perché in definitiva “La Teoria del Big Chord” è un disco 8 bit, con incursioni di chitarra acustica, che tramite questi suoni stagionati e storicamente collocati, cerca di esprimere qualcosa al di fuori del tempo: i movimenti dell'universo, che da sempre e per sempre ci determinano. (Gilberto Ongaro)