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ANDREA SABATINO  "Melodico"
   (2024 )

Ecco un disco prezioso, fine e muscoloso insieme, per palati raffinati, da ascoltare con calma e un buon impianto, e assolutamente da non perdere per virtuosismo, cura sartoriale degli arrangiamenti ma soprattutto per le emozioni struggenti e l'energia senza tempo che vi saprà regalare.

Prodotto da Maria Agostinacchio per l’associazione Festinamente e da Maurizio Bizzochetti per l’etichetta Dodicilune, ecco “Melodico” di Andrea Sabatino. Una incursione nel repertorio scelto fior da fiore della nostra musica a torto definita leggera e popolare.

Qui il jazz creativo e moderno del trombettista salentino si fonde con l’eleganza classica e raffinata del fisarmonicista Vince Abbracciante, e i due rivisitano con complice deferenza e piglio sicuro otto brani che hanno fatto la storia della musica italiana, e siamo davvero al cospetto di un mini museo non di ombre o di cere ma di corpi musicali densi e complessi, un museo quindi vivo e vibrante e palpitante: ''Cos’hai trovato in lui'' di Bruno Martino, due grandi successi cantati da Mina come ''Noi due'', firmata da Alberto Testa e Augusto Martelli, e ''Brava'' del direttore d’orchestra, compositore, arrangiatore e paroliere Bruno Canfora, ''La strada'' di Nino Rota, colonna sonora dell’omonimo film di Federico Fellini, ''Ho capito che ti amo'' e ''Angela'' di Luigi Tenco, ''L’ultima occasione'' di Jimmy Fontana e ''Un giorno ti dirò'' di Gorni Kramer, brano portato al successo, tra gli altri, dal crooner Nicola Arigliano.

Una scelta non solo oculata ma testimone di una competenza fuori dal comune e di una passione per le radici propria solo di chi ha studiato e studia per vivere la musica nel presente.

«La musica di questo disco è un fiore raro, nato dalla passione, dalla creatività e dalla cura di Andrea Sabatino e Vince Abbracciante. La scelta dei brani, oculata e molto originale serve da ponte di lancio per una serie di improvvisazioni di altissimo livello», sottolinea il maestro Enrico Rava nelle note di copertina. Che conclude e non possiamo che sottoscriverlo: «È un viaggio nella grande musica italiana di cui si sentiva il bisogno». Ottimamente detto.

Nulla qui è affidato all'improvvisazione, ma come tutte le cose belle e preziose sembra scaturire da una fonte d'alta quota, primigenia e corroborante. Sono musiche che evocano immediatamente il grande cinema degli anni Sessanta, imperdibile e irripetibile, e che non ci stancheremmo mai di passare nel lettore per il calore e l'energia che infondono insieme a quel retrogusto di malinconia per un tempo andato e mai più riesumabile in cui l'Italia ha dato il meglio di sé anche nel repertorio melodico (da cui il titolo dell'album che gli appassionati di jazz e di italianità non possono lasciarsi sfuggire) di maggior diffusione.

La classe e l'affiatamento dei due interpreti, capaci di un interplay sempre fluido e sinergico, è davvero ammirevole. Voto 9. (Lorenzo Morandotti)