DEAFCON5 "Exit to insight"
(2024 )
A 14 anni dalla loro formazione, il collettivo amburghese dei Deafcon5 taglia il traguardo della quarta prova con “Exit to insight”, rappresentativa di una formula pregevole di hard-rock e metal ma con indizi decisamente progressisti.
Stavolta, nella parte lirica, prendono in essere aspetti filosofici concernenti la condizione umana. Di certo, tematiche più impegnative del solito, ma il tutto si assimila con un “tiro” sonoro che spesso (non sempre…) conquista senza remore.
Non sempre perché, nonostante l’assetto generale goda di buona salute, certi passaggi latitano di personali tratti distintivi, che trascinano così la band in inciampi affini ad altri combo.
Per carità, questa non va vista come una critica, bensì come uno stimolo a definire, in futuro, maggiori personalismi per non cadere nelle sabbie mobili della uniformità di genere: l’album si lascia infatti ascoltare ben volentieri, con validi segnali grintosi e fluidi, presenti nelle ritmiche di “Caught in”, “As I am”, “Self-delusion” e la forsennata “Disequilibrium”, pregne di spunti epici e slanci maestosi in buone orchestrazioni.
Nelle lande delle power-ballad, si apprezzano la sognante “Disafection”, l’ampollosa dolcezza energica di “Escape route” e l’emotiva e ammaliante “Serious doubts”, mentre all’atto di scodellare “Trip to me” i Deafcon5 non mancano occasione di destabilizzare l’orecchio con un’introduttivo loop mantrico che porta a sfoderare variabili hard-funk e stranezze spiazzanti, per un totale di circa 9 minuti eclettici e fantasiosi.
La breve “Who I (really) am”, più che un saluto finale, è un’ideale cornice per appendere il quadro di “Exit to insight” nella galleria del buon vecchio ma irriducibile rock passionale e generoso. (Max Casali)