recensioni dischi
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DANIELE MAMMARELLA  "Wild universe"
   (2024 )

Daniele Mammarella, molto probabilmente, non ha più bisogno di presentazioni. Pescarese classe 1997, tre anni fa inserito nella top ten dei migliori chitarristi acustici del mondo secondo l’autorevole sito britannico Musicradar.com e protagonista di una prolifica attività discografica, Mammarella ha da poco pubblicato “Wild Universe”, il suo terzo album.

I brani sono dodici, sono tutti titolati in inglese e solo l’opener, “Wake Up - Early in the Morning” è cantato, mentre la durata complessiva supera di poco la mezz’ora. Sin dalle prime battute, “Wild Universe” rivela un forte respiro internazionale per la tecnica fingerstyle e le atmosfere ascrivibili a un folk acustico elegante e raffinato, ma mai simile a un mero esercizio di stile.

Se “Silent Fields” si avventura in qualche scenario da road movie, “The Meadow” guarda all’Irlanda, mentre “Moonflow” incede dolcemente, senza rinunciare a esprimere qualità tecnica. “Moonlight West”, con il suo umore educatamente crepuscolare, è un altro passaggio notevole, prima della grazia sospesa di “Light Leaves” e di una “Windy Pt. 2” dal piglio ben più sostenuto.

Un’altra epica narrazione di viaggio è “The Last Odyssey”, anticipando il breve congedo di “Thank You!”. Daniele Mammarella riesce a rendere godibile un suono molto tecnico, passando tra brani strutturalmente più sperimentali e altri più melodici con la stessa autorevolezza. Ascoltando il disco, però, questa differenza quasi non si percepisce: e questo è uno dei principali punti di forza di Daniele Mammarella. (Piergiuseppe Lippolis)