recensioni dischi
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SAX THIS CANDY  "God is my witness"
   (2024 )

Dopo otto anni, i Sax This Candy ritornano con un nuovo album, “God is my Witness”. La band pescarese conferma il suo stile punk, ma lo implementa di elementi elettronici, attraverso qualche synth e qualche batteria elettronica, accanto all'acustica, che però non li trasforma in new wave.

La chitarra distorta, il basso sferragliante, la voce caustica del batterista che si fa chiamare Artista Sadico... Abbiamo un compendio di acidità e sarcasmo, condensato in queste canzoni che però non sono solo 4/4 spaccatutto (che pure ci sono, come nell'indiavolata “Liquid love”). Ad esempio, la titletrack attinge da atmosfere da western, con i timpani suonati come da colonna sonora, e la chitarra che ammicca al desert rock, o i due brani disco, con ritmo sincopato, anche se sembra una disco fatta per scherzo, perché nel groove non è che faccian venire questa gran voglia di ballare. Più efficaci nei loro ritmi dritti, come nel rock di “Headworms”, o nella divertente “Chewingum”, che prevede una sezione di sax che assieme ai cori da Beach Boys rende la canzone quasi surf.

In “Dead End”, con quel synth di fondo in aggiunta al resto, sembrano dei Devo più avvelenati. Però l'album è chiuso da “Highroller”, dove a sorpresa compaiono dei cori avvolgenti, mentre la chitarra continua il suo lavoro elettrico. La batteria resta su tom e timpano, e la chitarra fa degli arpeggi dolci, e chiude con un tema dal suono morbido. Al centro dell'album, “Hungry moon” crea una curiosa suspense, tramite un riff ossessivo di chitarra, il theremin e la voce con una eco e un approccio che ricorda quello di David Byrne. Con queste diverse strade, “God is my Witness” non sembra avere una direzione ben precisa, se non quella della libertà creativa. E le canzoni sono divertenti e in certi momenti esilaranti, come l'esplicita “Eat my shit!”. (Gilberto Ongaro)