recensioni dischi
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MAUSTRAP  "Spegni la luce"
   (2024 )

L'onda lunga delle idee “nate nel lockdown” non si è ancora fermata, mi sa che è proprio un nuovo anno zero, dopo il 1945. E da quel momento sospeso, erano nati anche i Maustrap. La “trappola per topi”, condizione in cui ci si sentiva, qui si è tradotta in una band veneta che viaggia tra l'indie rock e la new wave, quella nota zona grigia dove le chitarre elettriche sono distorte ma non troppo, e fanno tanti arpeggi puliti, la batteria acustica si alterna alle programmazioni, e il basso così si ritrova più volte protagonista degli arrangiamenti. Dopo alcuni singoli, è arrivato adesso il primo album intero, “Spegni la luce”, uscito per la padovana Dischi Soviet Studio, che promuove spesso questa linea pop rock alternativa.

Il basso protagonista (almeno, a me ruba tutta l'attenzione) lo sento soprattutto nel brano “Soyuz”, un melanconico ma trascinante pezzo in un levare non troppo marcato (reggae ma non troppo). Parla dei satelliti russi, che hanno perso il contatto con la Terra, e vagano soli. Sarà una coincidenza, ma “Soyuz” è anche il nome dell'etichetta satellite di Dischi Soviet. Gira molta ispirazione sovietica!

Nei testi si mescolano malinconia e sarcasmo. La titletrack dichiara: “Mettiti a ballare, tanto siamo talpe in trappole per topi”. La new wave si fa nostalgica, tra le foto di “Inchiostro”, “il futuro che non c'è più” di “Amarcord” e l'elenco di cose in “Malenica”: “L'urto dei seni contro il pozzo, e il cigolio della puleggia (…) il sole sulle soglie. La tovaglia nuova nella tavola, gli specchi nelle camere. Fiori nei bicchieri”. Questo elenco viene declamato con un tono vagamente acido, à la Stato Sociale, e la spiritosaggine aumenta in “Candy Pharma”: “Siamo tutti qui a vedere le Kardashian Show (...) stella stellina l'angoscia si avvicina”.

L'album è chiuso dalla sardonica “Non vorrei crepare”, che esprime il desiderio di non morire prima di assistere a certe cose: “Influencer mendicare (…) i marziani su Saturno, i cinghiali anche a Vicenza, i safari a Campo Marzo, le rotonde bombardate (…) i precari dei call center alla prima della Scala, gli insegnanti con l'elmetto, le autostrade tra i pianeti (...)”. Ma soprattutto “i jazzisti divertire”! Ahahah... beh lo cantano loro, non lo dico io eh, io faccio il democristiano qui, w tutta la musica! Però dai, in effetti alcuni jazzisti proprio...

Dai Maustrap, forse è più probabile vedere le autostrade tra i pianeti, che gli influencer mendicare. “Spegni la luce” è un esordio discreto, nel senso che suona con discrezione; non emerge un pezzo più forte degli altri, forse “Masquerade” che a un certo punto accende i toni, ma in generale si galleggia, in un bellissimo mare dalle onde mosse ma non troppo. (Gilberto Ongaro)