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NO DADA  "Fossili del futuro"
   (2024 )

In vari anni di scrittura ho constatato che l’idea di scrivere un concept-album, per una band o solista, si concretizza col maturare degli anni di militanza, poiché richiede una certo estro nel trovare il filo conduttore che leghi i brani tra loro.

Sorprendentemente, con la formazione partenopea dei No Dada tutto ciò avviene già col debut-album “Fossili del futuro”, il quale dispensa sonorità e sorprese poco dozzinali, frutto di una miscela spruzzante di zampilli onirici, industrial, elettronica, orchestrazioni e quel tocco di mistero che suscita una rimarchevole attrattiva.

Parliamo del trio costituito da Lorenzo Campese, Marco Maiolino e Federica De Simone, e quest'ultima, dall’alto del suo estro di illustra-disegnatrice e visul-artist, immette nel quadro progettuale quel quid in più per distaccarsi dall’ordinario. Chiaramente, per mettere a punto un ottimo album come “Fossili del futuro”, i ragazzi hanno anche chiesto l’ausilio ad una cinquina di musicisti che forgiano il tutto con elementi complementari e fondamentali.

Ma chi sono poi i “Fossili del futuro”? E’ il timore comune di essere presto dimenticati che lega i 10 personaggi negli altrettanti brani del concept, benché ognuno provi sensazioni e mood differenti. Tanto per cominciare, i No Dada erigono “Il muro” dell’alienazione asettica, mentre “La città sostituita” viaggia a ritmi ridotti ma con un pathos molto intenso e con efficace semplicità.

Però, nell’orbita, ronzano “Le api” più tediose del globo, con fremiti allucinanti, e dopo l’apocalittica “Guarire (storia di un attentato)” si contano le macerie narrando le placide “Cronache del dopobomba” e “Nascondino”, mentre la fibrillante “L’ultimo giorno” è un tic incipiente d’elettronica e asetticità che viaggia, pedissequamente, con la futuristica titletrack.

La minimalità cosmica di “Coccodrillo” fa da preludio al conclusivo incubo onirico di “Promemoria”, che attanaglia per oltre 6 minuti, sperduti nella Via Lattea, con poche chance di svegliarsi presto.

Tra strali fantascientifici ed arte visionaria, i No Dada gettano le basi per costruire una carriera interessante se, in futuro, non surriscalderanno troppo le algide trovate mostrate in “Fossili del futuro”, solo per scendere a compromessi. La loro forza si riassume con due aggettivi: glaciali e carismatici. (Max Casali)