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LOVELORN DOLLS  "Deadtime stories"
   (2024 )

Introdotto da un allettante artwork di copertina che sa di Mercoledì Addams ed altro gotico assortito, “Deadtime stories” – quanto ad allettante, il titolo non è da meno – è il nuovo album su label Alfa Matrix del duo belga Lovelorn Dolls, originario di Bruxelles, formato dalla vocalist Kristell e dal multistrumentista Bernard.

Lavoro esaltante per i molti amanti del rock tenebroso, sciorina in quarantuno minuti e dodici tracce serratissime l’intero campionario che si conviene al genere: chitarroni marziali, synth che disegnano ampie armonie, atmosfere decadenti, ritmo incalzante, canto oscillante tra lo stentoreo ed il piacevolmente insinuante, venato di quel mood così tipico – dark & melodia - da rappresentare un marchio di fabbrica trasversale, immediatamente riconoscibile.

Non può esistere – per definizione – un brutto album di gothic-rock: male che vada, il suo lo fa sempre, il minimo essenziale è garantito. Niente di nuovo, ma poco importa a noi antichi figli dell’oscurità: bastano la cadenza battente di “Death and glory” (cattivella, con crossover à la Linkin Park), l’inciso arioso di “A heart cries”, la vena melodrammatica di “Little creatures” e tutto quell’immaginario di morti vere o presunte, di spettri vari, di incubi a passo spedito e di demoni interiori per far scattare il clic e la lacrimuccia.

Vittima di suggestioni d’antan, sull’attacco di “Dancing at your funeral” stavo per cantare I’m taking a ride/with my best friend, ma è stata solo una debolezza: rimembranze eighties a profusione, condite da sonorità piene e rotonde adatte ai tempi, oscillano languide tra ritornelloni efficaci ed idee soavi, qualcosa a metà strada tra Depeche Mode e Sisters Of Mercy, forse con meno sofferenza, ma con tanta nostalgia virata noir e somma devozione ai padri fondatori. (Manuel Maverna)