recensioni dischi
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AVALANCHE KAITO  "Talitakum"
   (2024 )

Gli Avalanche Kaito sono la creatura di Kaito Winse (artista originario del Burkina Faso), del chitarrista belga Nico Gitto e del batterista e produttore francese Benjamin Chaval.

A due anni dall’acclamato debutto, il trio è tornato (su Glitterbeat Records) con “Talitakum”, la nuova manifestazione di una formula musicale difficilmente collocabile all’interno di coordinate di genere note. Post-tutto, oppure una sorta di straripante afro-punk, sono espressioni che possono solo in parte descrivere la proposta musicale del trio, aperta dalla sfrontata acidità di “Borgo” e chiusa dalle sperimentazioni furiose di “Machine (The Mill)”.

“Talitakum” è teletrasportarsi all’interno di un rituale estatico e ostinatamente confuso, nel quale all’urgenza dei poliritmi tipici della musica del continente africano si lega indissolubilmente una vocazione sperimentale e rock nell’accezione più pura del termine. Un viaggio musicale che attinge tanto dalla tradizione, ma che è naturalmente proiettato verso un futuro imprecisato e vagamente distopico, afrofuturista se volete, che trova negli episodi più ambiziosi le sue tappe più affascinanti, pur con tutte le difficoltà del caso: “Shoya”, la titletrack, “Lago”, ma non c’è nulla che non appaia a fuoco.

Inevitabilmente, un sound nel quale confluiscono tanti elementi finisce per essere materia per pochi, ma è anche tratto distintivo di uno dei lavori più autentici (e belli) di questa prima metà del 2024, mostrando i primi segnali di un’evoluzione rispetto al debutto che fu già ben accolto. (Piergiuseppe Lippolis)