EFFETTI COLLATERALI "Ombre nelle tenebre"
(2024 )
Il secondo album per gli Effetti Collaterali, “Ombre nelle tenebre”, uscito per Duff Records, è una veloce scheggia di 7 canzoni per 20 minuti, dritto e schietto senza mezzi termini. Punk hardcore con ritornelli spesso conditi da cori. Se vi ricordate degli Skruigners, beh, qui nel pezzo “Fauci del potere” potete trovare la voce ospite di Ivan, mentre in “Randagi” compare Arianna dei Circus Punk.
Mi è scesa una lacrimuccia, riascoltando questo sound, che a quanto pare mai invecchia. Gli Effetti Collaterali se la prendono coi poteri invisibili, ed è un tema abbastanza trito; però dai, se a 15-16 anni sviluppi un po' di coscienza sociale, la prima forma di ribellione è quella verso un grande potente nell'oscurità. Da qualche parte il pensiero critico deve pur partire, e “Ombre nelle tenebre” è un buon entry level, per instradare i giovani all'anticonformismo, rifiutando magari le mode attuali. Anche se penso che chi venga attratto, siano soprattutto i 30-40enni come me, nostalgici dei poghi!
E poi, nella rabbia delle parole non ci vedo molta voglia di lottare, ma più una rassegnazione dolorosa: “Troppo tempo che sento solo parole al vento. Ombre delle tenebre danzan sul cadavere di un'umanità sbranata dalle fauci del potere”. “Aguzzino” fa un passo oltre al cliché dei poteri forti, scavando nell'introspezione, dove trovare l'altro nemico, forse più grande: “Non puoi sfuggire dalla tua coscienza, spietata e cinica ha emanato la sua sentenza (…) se ancora non conosci il volto del tuo aguzzino, guarda nello specchio sopra al tuo lavandino”.
“Randagi” è una canzone di autodefinizione, rivolta ai cittadini rimbambiti dalla TV (ma è ancora così? Chiedo perché forse sono io che non sento più parlare dei programmi, ma solo di cose viste sui social network). Comunque, gli Effetti Collaterali si dichiarano estranei all'influsso di quello strumento imbonitore, e conoscono la realtà esterna: “La tv reclama i propri adulatori, la notte non è adatta a gente cauta come voi (…) Randagi come me, come me, proprio come me!”.
E con “Datemi” invece si affossa proprio sui social, sugli algoritmi ormai ben più efficaci del mezzo televisivo, come armi di distrazione di massa: “Bombardato da notizie da ogni direzione, gli asini che volano non fanno più scalpore. La suggestione ha messo fuori gioco la ragione (…) Datemi un nemico da demolire, un amico da tradire, una teoria in cui credere! Datemi una squadra per cui tifare un cantante da votare una teoria in cui credere!”.
Il tupatupa della batteria torna più volte nei brani (non ci sono lenti), anche in “Non affondo”, che ribadisce la resistenza alle sirene ingannatrici: “Sono un batterio da debellare, un'erbaccia da estirpare (…) nel vostro Dio io non affondo, una marcia funebre già sento in sottofondo”. E infine “Cala il sipario” mette in guardia i cantanti che cercano scorciatoie nel successo facile, non vedendo il marciume del sistema industriale, che è letteralmente un tritacarne: “Ti han dato una divisa, un brano da cantare che d'estate tutti faran ballare (...) Un passo falso e rischi di schiantarti al suolo. Cala il sipario che ha spremuto per quel che era necessario, l'industria discografica ha già un nuovo campionario. Il mercato musicale necessita lanciare nuovi sgargianti modelli da idolatrare, da far rigurgitare a stolti consumatori, con motivetti che ti mettan di buonumore”.
“Ombre nelle tenebre” non avrà le più acute riflessioni, ma l'hardcore punk è un codice condiviso, che già di per sé ha il suo inequivocabile significato. E quindi, si sfoghi l'odio del “PrelOdio” del disco, e pogo sia! (Gilberto Ongaro)