FARAUALLA "Culla e tempesta"
(2024 )
Al crocevia tra world music, canzone popolare e colta rivisitazione di cultura e tradizione, “Culla e tempesta”, su etichetta Zero Nove Nove, è il settimo album in quasi trent’anni di carriera per il quartetto vocale femminile pugliese Faraualla.
Sempre fedeli alla linea e splendidamente sopra le righe, Gabriella Schiavone, Teresa Vallarella, Maristella Schiavone e Loredana Savino propongono quattordici brani sospesi tra variegato folk latu sensu e sperimentazione accessibile, trentasei minuti raffinati ed ammalianti, in prodigioso equilibrio tra melodia e ritmo, divertissement e impegno sociale.
Pungenti o rilassate secondo l’estro del momento, aprono con il battito indemoniato di “Un Due Tre Amen!”, mutano la celeberrima “In fondo al mar” in un raggamuffin ecologista, giocano col reggaeton di “Gasolina” (che diventa provolina), indulgono a prodigiosi esercizi di stile nei vocalizzi in libertà di “Culla e Tempesta”, “Canto delle sirene” e “Troglos”, reinterpretano liberamente – in versione sbarazzina - il blues scorticato di “Hell Broke Luce” di Tom Waits, ricamano polifonie e scherzano col latino in “Libera”, si fanno minacciose nel grammelot scomodo di “Non una di meno”.
Taglienti ed affilate, ma anche - con altrettanta nonchalance – morbide e concilianti, interpretano con devota eleganza lo Stabat Mater di “Inno alla Desolata”, brano religioso simbolo di Canosa di Puglia, su musica di Domenico Iannuzzi e adattamento testuale di Evasio Leone, affidano alla nuda recitazione “Élévation” di Charles Baudelaire, pennellano la carezza in francese de “Nell’estasi dell’onda”, regalano un minuto e mezzo di estasi alla sempiterna “Bella ciao”, chiudono con il guizzo fiabesco di “Useppe”, suggello ad un lavoro foriero di un folk sui generis di gran classe, musica etnica declinata in forme cangianti, rappresentazione vivida di eterogenea creatività. (Manuel Maverna)