recensioni dischi
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CARLO RIZZOLO  "Four corners"
   (2024 )

I più giovani chiamano questo genere “dad rock”. Il rock di papà, quello che si rifà agli anni '70 e che spesso sfocia nella dimensione acustica. “Four Corners”, uscito per Vrec Label, è il terzo album del cantautore vicentino Carlo Rizzolo, ed è composto da tredici canzoni originali, ispirate al rock a stelle e strisce di Neil Young, Joni Mitchell, James Taylor e John Denver. Il sapore folk infatti si sente tutto, e si può vedere anche nel video della titletrack, fatto di spezzoni di suonate della band ai concerti, ma soprattutto delle prove nelle stanze, sopra gli immancabili tappeti, come i poster e le pareti insonorizzanti.

“Four voices speaking the same language”, canta Rizzolo in “Four Corners”. Questi quattro amici sono i membri di sempre del suo gruppo, la Golddiggers Band, fondata nel lontano 1979 e tuttora attiva. Nell'album, oltre alle chitarre acustiche ed elettriche, possiamo ascoltare un violino, un sax (come nell'assolo di “The advantage you have”), il banjo in “Do you think I think” e nel country “In the Pharm”, e il bassista che usa il basso fretless in “Time is variable”, facendo sentire i suoi tipici sbadigli.

È proprio un classic rock, come quello di “Skyline”, uno dei pezzi più spinti, con l'overdrive acceso. Ma l'album verte per la maggiore su tempi lenti e un'atmosfera soft, fino almeno a quando non partono gli assoli di chitarra elettrica. “Take a look at the moon” sembra un moderato degli Eagles. Una canzone dal sapore cantautorale è “Mother nature”, e se non fosse per la lingua inglese, sembrerebbe pensata da Vecchioni. C'è comunque un pezzo in italiano, “Nuovo giorno”, canzone dedicata al figlio, che arriva dopo “Not only a father”, che invece è per il padre, ed è l'altro pezzo movimentato dell'album, e “You”, brano morbido per la moglie, dalle progressioni inaspettate.

“Four Corners” è un disco di sicuro rivolto agli -anta, che possono trovarsi a loro agio mentre bevono la birra o giocano a biliardo con gli amici jeansati (sì, sto pensando a mio padre). Ma, se musicisti, anche i più giovani possono apprezzare l'old school, specie se chitarristi o bassisti: “I'm a dreamer” è un brano incalzante, forse il più coinvolgente dell'album, che dev'essere soddisfacente anche da suonare, oltre che da ascoltare. (Gilberto Ongaro)