recensioni dischi
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THE ELEPHANT  "In the room"
   (2024 )

Oltre ad apprezzare subito visivamente l'artwork di copertina di questo disco, dove compare la pelle ingrandita di elefante con la "E" stilizzata, devo dire che nei crediti noto subito due musicisti che fanno parte di questo progetto denominato "Elephant" appunto.

Il titolo del lavoro è "In the Room", come per segnalare la metafora dell'elefante nella stanza che tutti noi dobbiamo affrontare: la nostra coscienza, i nostri complessi, i nostri problemi. Pensando a questo si capisce come il contenuto musicale appartenga ad una introspezione che viene trasmessa da un ambient jazz con venature sperimentali.

Pasquale Mirra e Cristina Donà, due musicisti che seguo da tempo... l'uno vibrafonista (!) fra i più innovativi ed interessanti sulla scena jazz italiana e non solo, molto attivo anche in coppia col trombonista Gianluca Petrella e con il gruppo "C'mon Tigre", l'altra scenografa e cantautrice alternativa di lungo corso, esponente di un "milieu" che in Italia annovera gli Afterhours ed i La Crus ed a livello internazionale Robert Wyatt.

Ricordo in particolare l'ardire della Donà in un live a cui ero presente, quando intonò "Wuthering Heights", cover di Kate Bush sostenuta dalla sua band in modo impeccabile! "Elephant" è in realtà fondamentalmente un trio formato da Mirra, dal trombettista Gabriele Mitelli e dal batterista Cristiano Calcagnile. La presenza delle voci di Cristina Donà nel brano "Hey Mary", di Damon Locks in "Elephant" e di Rob Mazurek in "What You don't like Beauty" porta un valore aggiunto assoluto.

Le otto tracce sono tutte originali e si sviluppano in atmosfere rarefatte ma tensive, dove le ritmiche sostengono i suoni in evidenza di tromba (a volte quasi ad imitare il barrito dell'elefante) e vibrafono. Alcuni loop di sonorità elettroniche si aggiungono agli elementi armonici.

Una vera chicca molto rappresentativa di quanto sopra è per me la terza traccia in scaletta, "Third Ghost, Old Dreams", dove il trio si esprime a massimi livelli dando origine ad un mood introspettivo e molto cangiante, bellissima la melodia al vibrafono nella seconda parte del brano. Complessivamente un lavoro interessante e coerente. Voto 7 e 1/2. (Roberto Celi)