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RADIZI  "Cal y cemento"
   (2024 )

Ho un ricordo dei miei tre anni di spagnolo a scuola: è proibito scrivere “-ze” e “-zi”, salvo rare eccezioni. Quel suono, che si chiama interdentale, va scritto con “-ce” e “-ci”. Ecco perché sorrido invece, nel leggere “Radizi”, che noi prontamente traduciamo con “radici”, ma solitamente si scriverebbe “raíces”. Questa è già una spia che avvisa: ascolteremo un album non ortodosso, che esplora il solco delle tradizioni regionali, e dei “dialetti” musicali iberici.

Uscito per Liburia Label, “Cal y cemento” è l'album d'esordio di Radizi, duo formato da Ramón Rodríguez Gómez e Francesco di Cristofaro, e la loro è folktronica: elettronica che incontra gli stili tradizionali, in nove brani originali. E girando la penisola della Spagna, si incontrano tante differenze. Se c'è una scelta ricorrente qui, nel far incontrare flauti e beat elettronici (“El respiro de la piedra”, “Rojo pompeyano” e “Mulos y girasoles”, aperta da una cavernosa voce narrante), altrove si trova la cornamusa detta gaita, come in “Fresno” e “Lobo blanco”. La gaita si trova nelle scene del nord, nella Galizia, nelle Asturie e in parte nella zona basca.

Soprattutto la Galizia fa parte di una sorta di “triangolo atlantico” che, nonostante ci sia il mare in mezzo, condivide uno stile celtico simile a quello della Bretagna (Francia nord) e dell'Irlanda. Questa spinta verso il celtico è partita negli anni '70 dai Milladoiro, e non si è più fermata. L'elettronica però si prende il suo spazio centrale in brani come “Charro de madrugada”, dove si avvia un loop synth che ci accompagna nella trance.

La cornamusa attraversa anche “Junto al romero”, brano che vede la partecipazione vocale di Eliseo Parra, musicista di Valladolid che si ispira alle coplas e alle danze della Spagna centrale. La titletrack è composta da due minuti di mani “flamenche”, battute sopra un fitto tappeto sintetico. E questo breve pezzo fa da introduzione a “Saeta al Gran Poder”, cantata da Aroa Fernández, un'artista contemporanea che già di suo è attiva nel pop, e qui si presta all'approfondimento tradizionale, in cui la sua voce a un certo punto si fa rauca e tesse quei vocalizzi sofferti, tipici della soleà gitana.

Il progetto Radizi porta i suoni iberici tradizionali, così diversi tra loro, ma ormai ben riconoscibili e “geolocalizzabili”, all'interno della contemporaneità internazionale. (Gilberto Ongaro)