WOLFEN RELOADED "The ghost from within"
(2024 )
Strana storia quella che la metal-hard-prog band tedesca dei Wolfen Reloaded ha tracciato fin qui. Questo che prenderemo in analisi oggi è “solo” il loro secondo disco e ciò farebbe pensare che si tratti di un collettivo con pochi anni di vita all’attivo, giusto?
Ci cascherei anch’io nell’immediato pensiero, ma poi scopro che nacquero nella metà degli anni ’80 e rimasero “ibernati” per circa un quarto di secolo, riattivandosi nel 2009. Ci vollero poi altri nove anni per arrivare al debutto con “Changing time”.
Oggi, con “The ghost from within”, la band marca un bel passo in avanti con sofisticati arrangiamenti di un rock modernizzato che, comunque, non manca mai di gettare l’orecchio nel passato: e l’energia espressa nei 10 brani, riflette pienamente una maggior consapevolezza di mezzi maturata in tanti anni di militanza.
Non c’è che dire: lo spiazzante inizio barocco di “Rise of the machines” ti porta a chiederti se davvero troveremo del grande rock... Ma certo! Che temete? Pazientare un minutino, please! Ed ecco che il brano si sviluppa in tutta la sua bellezza luciferina, ricalcando quello che sembra un “nuovo ordine mondiale”: infatti, “New World Order” sputa cattiveria a go-go ma (intendiamoci) decisamente godibile.
Siamo nel “punto di non ritorno”? Forse sì o forse no, finchè ci sarà la grinta magnetica di “Point of no return”. Dopo la pressante gagliardia viscerale della titletrack, c’è da trattenere parecchio il fiato per respirare una tregua nella power-ballad “Broken”. Infatti, la triade che la precede (“Poison in your veins”, “King of fools” e “Dangerous minds”) è intrisa di guitar-works fenomenali e torturanti, che zig-zagano nei lobi come inferocite zanzare assatanate di sangue, che roteano nell’orbita uditiva come un violento “Hurricane” (mica come quello pastoso e nenioso di Bob Dylan!).
Si scherza, eh? Giusto per stemperare i toni e resistere al “Nightmare” elargito dai Wolfen Reloaded con eclettica maestria: un “Incubo” che sarei pronto a rivivere domani, post-domani, sempre perché spaventosamente bravissimi! (Max Casali)