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BUZZARD BUZZARD BUZZARD  "Skinwalker"
   (2024 )

Da sette anni, la band glam-rock di Cardiff dei Buzzard Buzzard Buzzard, ha notevolmente portato avanti un fattore evolutivo di rilievo, benchè col nuovo album “Skinwalker” chi li ascolta dovrà mettere un impegno maggiore (rispetto al precedente e.p. “The Non-Stop”) per carpire il recondito significato che si incaglia nelle 11 tracce dell’album.

Infatti, il succo tematico si snoda nel labirinto delle nostre paure interiori, in una sorta di terapia d’urto, per contrastare odio ed insicurezze. Riusciranno i Nostri eroi a far giungere il messaggio? Beh, con un’attenta analisi ai testi e una completa immersione nelle ambientazioni tra glam, indie-funk, psych e suggestioni alt-rock ci si riesce bene.

Dopo una paranoica “Intro”, i ragazzi schitarrano alla grande nelle tempestose “Chew”, “National rust” e “A bassett Hound”, mentre l’andazzo s’innervosisce nell’opprimente “Sugar sandwich”, ed è comprensibile che poi tirino il freno nell’asfittica ballad “The drowing bell”, che si estranea nello spazio interstellare.

Tra Talking Heads e Franz Ferdinand, i Buzzard Buzzard Buzzard ci servono il gustoso vassoio di “Leatherbound”, mentre con “In my egg” virano con pigre distorsioni che arano nei solchi dei Snow Patrol. Nel rettilineo finale, sprintano con le tormentose “Human comprension” e “Night of a skinwalker”, lasciando una scia sonora non convenzionale, meditabonda, inquietante ma a fin di bene.

“Skinwalker” va preso come un disco di autoanalisi, nel quale il narrato febbrile e vagoni di fuzz, coesi in un formidabile drumming, ci portano ad elogiare, senza mezze misure, l’ideologia dei B.B.B., sempre tesa a sviscerare gli arcani dell’anima. Missione non certo semplice ma, almeno, loro ci provano con grinta indomita e… “much glam-fun”! (Max Casali)