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LA CHANCE SU MARTE  "Rave"
   (2024 )

Come riconoscere subito dei tardo-millennials? Ecco le paranoie, ed il suono synth pop dello Stato Sociale che incontra la chitarrina funky di The Kolors. Ci siamo, ci riconosciamo. La Chance su Marte sono cinque ragazzi vestiti di bianco, almeno così si vede su YouTube, con le barbe in ordine ma le facce stanche.

Il loro nuovo EP “Rave” contiene 5 canzoni, che si sente benissimo che hanno la struttura pensata per ottenere ritornelli orecchiabili da ricordare. La titletrack canta la crisi dei trent'anni (loro ne hanno 28, sentono il cambio decennio sul collo), e la voglia di “distruggermi le orecchie ballando ad un rave”, mentre “mentiamo ancora ai nostri, se abbiamo gli occhi rossi, e non importa”. Possibile che la nostra generazione si senta sempre in colpa verso i genitori? Ma basta, raga, liberatevene, che colpa è, essere nati appena finito il boom? Eppure, come cantano Colapesce e Dimartino, persiste la voglia di scappare, per non sentire il peso delle aspettative.

E come dice la seconda canzone, “sono solo paranoie, che ci tormentano tutte le sere, come zanzare”. “Paranoie” si focalizza però su una fine relazione: “Dormiamo male ormai da anni, ci amiamo ognuno per i cazzi suoi”. Il ritornello ha una simpatica costruzione ritmica, tra pause e controtempi. “Diego e Frida” è dedicata alla coppia artistica che più ci ha incantato, questi due pittori, lui rivoluzionario, lei pure ma sempre in sofferenza per come si comporta il compagno: “si perde nei colori dei suoi tradimenti”. La canzone sembra però concludere che Diego Rivera e Frida Kahlo fossero destinati in ogni caso a restare insieme, perché “che senso ha Parigi senza Notre Dame?”. Non so, io forse avrei sperato in una Frida che alza il dito medio e se ne va altrove, magari in Russia, assieme a Tina Modotti...

“Tilt” ritorna su un'altra delle parole chiave generazionali, abusata anche come hashtag su Instagram: l'ansia. E da quella partono riflessioni più generali: “Mangio l'ansia a colazione ed ho la sensazione di potere stare bene (…) Poi mi chiudo dentro al cesso e vomito l'amore scritto sui lucchetti, sopra i ponti. Sai che gli uomini fanno la guerra, sempre più soli e incasinati? Sai che nel 2000 sarebbe dovuto finire il mondo, e andare tutto in tilt?”. Eh sì, il famoso Y2K, il millennium bug, ci aveva terrorizzati nel 1999; sembrava che i computer dovessero bloccarsi tutti. E invece, niente! “Non mi importa, tanto l'ansia è una forma d'arte, codice fiscale di chi cade e poi ricomincia”.

L'EP finisce con “Ludo”, dedicata a Ludovica. Il pop si veste di suoni vagamente lisergici di chitarra e tastiera, e sembra che la protagonista abbia avuto un passato violento: “Ma quanto è triste, già, farsi ammazzare da chi ci vuole bene”. Chi canta si offre come punchball perché Ludovica si sfoghi: “Sputami addosso tutto quello che hai, tutti i rimpianti, tutto l'odio che puoi, e allora abbracciami”.

Insomma, i nostri ragazzi di bianco vestiti mostrano empatia verso coetanei e coetanee. La loro musica vuole essere né più né meno di questo: un cuscino tranquillizzante, un anestetico per tirare avanti. Che se la Terra ci rifiuta, magari un'altra Chance si può trovare su Marte! (Gilberto Ongaro)