recensioni dischi
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TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI  "Garage Pordenone"
   (2024 )

"Hai mai guardato un gatto / e come guarda te?".

Ecco: le illusioni, i miraggi, gli incantamenti, i tic, i trip, i loop, i down, il disincanto, il senso del tempo che fugge, il tutto condensato in un vinile che dura poco più di 35 minuti e che potete anche comprare in colorazione splatter. Ecco la colonna sonora, micidiale e domestica al tempo stesso, della seconda decade del secolo: si balla sul bordo di un vulcano che prima o poi erutterà, e intanto si tenta l'esorcismo, si balla per non star fermi, si medita cantando perché è così che fanno le anime belle dentro.

Davide Toffolo e compagni, figli della luna come i gatti, colpiscono ancora, voto 9,5. Li seguo non dalla prima ora, ma ai tempi dell'album "Nel giardino dei fantasmi" ne scoprii il valore di assoluta novità ed eccellenza in un panorama che già allora pericolosamente declinava verso il peggio che ascoltiamo oggi.

Ora, per il trentennale della band - come (non) passa il tempo quando si è morti e però vivissimi - arriva un disco che è una conferma a pieno titolo e un'apertura alare ancora maggiore, in un certo senso un ritorno alle radici ma per spiccare altri voli e conquistare le platee drogate dai residuati bellici emersi per la durata di un solo battito d'ali dai vari talent.

Questi ragazzi di Pordenone invece la musica la conoscono, la sanno fare, la sanno nutrire di reminiscenze che fertilizzano l'ascolto come lievito, sanno essere uguali a sé stessi - simbolo ne è la fedeltà al travestimento marchio di fabbrica - ma sanno anche rinnovarsi senza tradirsi, e ora tornano con la loro ironia, con un tappeto sonoro che sembra uscire dalla cabina armadio dove ET sta alambiccando il suo apparecchio per chiamare casa.

Un disco, questo "Garage Pordenone" già sibilino dal titolo, che è una conferma delle capacità strumentali dei TARM, delle loro capacità di interplay nell'arrangiamento, conferma della tenuta generale di testi allusivi, costruiti sul filo di una lettura ironica e al tempo stesso realistica della situazione attuale. Un disco che si ascolta anche senza badare al messaggio o al contenuto, ché tanto arrivano lo stesso, per via subliminale, per endovenosa empatica, per il loop di certi motivi che ricorrono e rimangono nella testa volente o nolente.

Il disco, quasi superfluo dirlo tranne per chi ancora non ne conosce le potenzialità, esce dalla storica etichetta in cui i Tarm agiscono anche come talent scout ossia La Tempesta Dischi, davvero una fucina di indipendenti di vaglia e basta scorrere la playlist per accorgersene. Da segnalare il singolo "La sola concreta realtà", intensa ballata che si ispira alla celebre poesia “La verità, vi prego, sull'amore” di W.H. Auden.

Da non mancare il tour dei friulani partito ai primi di aprile, una summa dei loro 10 album. Perla dell'album, da cantare a squarciagola sotto la doccia, magari in due, "Jessica dislessica". E per sguazzare in due nella vasca da bagno, c'è "La misura". (Lorenzo Morandotti)