recensioni dischi
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PAOLO ZANARDI  "I barboni preferiscono Roma"
   (2007 )

Nel 2005 ci aveva stupito, colpito, sorpreso ed azzannato alle parti basse con l'esordio "Portami a fare un giro". Esordio, beh, insomma, più o meno: prima di quell'album c'era stata in effetti un sacco di roba varia, compreso cinema e pure vittorie al Premio Ciampi ed al Premio Città di Recanati con il gruppo Borgo Pirano. Comunque sia, due anni sono passati da quell'album folle e geniale. Due anni in più, nuovo disco, e la situazione non è cambiata. Zanardi non ne vuole sapere assolutamente di fare un disco normale. E, ugualmente, non ne vuole sapere per nulla di fare un disco brutto. O, peggio ancora, di fare un disco con poche idee. In una sua singola canzone ci troverete, ancora una volta, materiale per album interi di suoi colleghi in perenne carestia intellettuale. Il titolo del nuovo lavoro è già un programma, e non sognatevi assolutamente che le stranezze terminino qui: e se vi dicessi che il disco è stato interamente registrato all'interno in un trullo delle campagne pugliesi? Ma la domanda è un'altra: l'Italia dei Finley, o di Gigi D'Alessio, è pronta, ora, per una proposta come questa? Sinceramente, direi di no. Purtroppo. Se mi sbagliassi, ne sarei felice, questo è sicuro. E quindi, se sarà dura finire in testa alle charts, perché mai fare un album così ricercato? Perché farlo così bello? Semplicemente, forse, perché Zanardi scrive per se'. E per chi (pochi o tanti, chissenefrega) ha tempo e voglia d'ascoltarlo. Quest'artista ha da parte mia una stima totale, lo scrissi già in occasione dell'uscita del precedente album: il suo rifuggire le banalità e cercare, sempre e comunque, strade non facili, a tratti addirittura impervie, senza che questo vada mai a discapito della qualità e della fruibilità del prodotto, ciò lo rende unico nel panorama italiano. Ahilui, fosse nato in qualche altro paese, avrebbe già plausi pubblici ed onorificenze. Qui in Italia, se consiglio il suo disco ad un amico, mi sento dire: "E chi è?". Ma forse ha ragione lui, chissenefrega. (Andrea Rossi)