SERGIO CARLINO "My one and only love"
(2024 )
Frank Sinatra, il cantante simbolo della musica a stelle e strisce del Novecento, a cavallo tra jazz e popular music, detto The Voice, è il mito di Sergio Carlino, avvocato e cantante jazz napoletano, che attraverso la propria voce tenta di resuscitarlo, o perlomeno di ricreare l'atmosfera elegante che caratterizza le canzoni dell'artista americano.
Nasce così l'album “My one and only love”, che raccoglie dieci brani che erano cari allo stesso Sinatra. Carlino li interpreta a modo suo. Inutile dire che la sua vocalità imita lo stile di Frank, il suo modo di rotondo e quasi distaccato di cantare; la sua tessitura è chiaramente diversa, leggermente più sottile, ma in qualche modo le si avvicina. Attorno a Sergio Carlino, troviamo un trio formato dal noto Marco Tonolo al pianoforte, Domenico Santaniello al contrabbasso e Adam Pache alla batteria, con ospite speciale Alfonso Deidda al sax, in “Don't take your love from me”.
Per la titletrack, Santaniello si sposta dal contrabbasso al violoncello, e accompagna Carlino in una versione da camera del brano. Poi, lo ascoltiamo in un assolo al contrabbasso in “The nearness of you”. Tonolo invece, improvvisa ai tasti bianchi e neri in “Born free”, con una certa ispirazione.
L'arrangiamento e l'intenzione originale dei brani non viene sempre rispettata pedissequamente... per fortuna. Un esempio evidente è “Come rain or come shine”, laddove l'originale è il classico lento roboante con archi e ottoni sparati, insomma un'altra “My way” (che, scusate la bestemmia, non riesco a sopportare, ma non per colpa di Frank Sinatra; poi vi spiego). La versione di Sergio Carlino e soci la trasforma in un leggero e cadenzato blues, ben più intrigante (almeno per me).
Anche “Everything happens to me” è più “tranquillizzata” rispetto all'originale, che sì, può emozionare, ma... Sarà che forse non ho mai nutrito grande simpatia per quello stile così smargiasso, non tanto per l'iconica voce di Sinatra (ci mancherebbe), ma per quello che la circondava. Questi organici da grande orchestra, mi sembra che caricassero un po' troppo troppo le canzoni, facendo involontariamente una parodia del canto di Sinatra (ecco il discorso precedente su "My way"), insomma li trovo fuori luogo.
Chiaramente, bisogna tener conto del contesto storico nel quale queste canzoni sono nate. Ma, dato che si parla sempre di sentimenti nei testi, trovo quest'intimità sonora più adeguata. Infatti, tra le originali di The Voice, trovo che “I see your face before me” sia la più commovente, proprio perché l'orchestra... sta calma! Anche nel momento dell'apice vocale, l'orchestrazione è delicata, e lascia fluire l'emozione, invece di stordire con fiati strombazzanti. E lodevole è l'introduzione, qui rifatta con grazia al pianoforte da Tonolo. È tutto davvero raffinato e al posto giusto.
Dunque, le scelte sobrie del trio non solo lasciano spazio alla voce di Carlino, ma valorizzano anche di per sé le composizioni, facendo in questo modo sentire perché Frank le amava tanto. (Gilberto Ongaro)